Ti hanno rubato i soldi dal conto con un prelievo bancomat non autorizzato

Ti hanno rubato i soldi dal conto con un prelievo bancomat non autorizzato

By Alessio Di Lella

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Il prelievo non autorizzato dal conto corrente è una circostanza che, negli ultimi anni, ha assunto un rilievo sempre maggiore nel contesto bancario e giurisprudenziale, tanto da determinare un significativo incremento del contenzioso nei confronti degli istituti di credito. Il costante avanzamento delle tecnologie di pagamento e la digitalizzazione delle transazioni finanziarie, se da un lato hanno agevolato le operazioni di prelievo e trasferimento di fondi, dall’altro hanno esposto i correntisti a un rischio sempre più elevato di frodi, clonazioni e sottrazioni indebite di denaro.

Tra le casistiche più frequenti emergono episodi in cui il titolare di un conto corrente si accorge che sono stati effettuati prelievi con il proprio bancomat senza la sua autorizzazione, spesso a causa di tecniche fraudolente quali il cosiddetto skimming, l’uso di dispositivi illeciti installati sugli sportelli ATM per la copia delle carte, o ancora l’accesso abusivo ai sistemi bancari attraverso operazioni illecite compiute da terzi.

Dal punto di vista giuridico, la questione centrale riguarda la responsabilità degli istituti bancari nella gestione della sicurezza delle transazioni e, più in generale, nella tutela del patrimonio dei correntisti. Il D.Lgs. 11/2010, di recepimento della Direttiva 2007/64/CE sui servizi di pagamento, e successivamente il D.Lgs. 218/2017, che ha introdotto la PSD2, impongono alle banche obblighi stringenti in materia di sicurezza dei pagamenti elettronici, stabilendo che l’utente non può essere ritenuto responsabile di operazioni non autorizzate se non in presenza di dolo o colpa grave. Pertanto, l’ordinamento giuridico italiano, in conformità con la disciplina comunitaria, tende ad attribuire all’istituto bancario una presunzione di responsabilità per le transazioni anomale, a meno che non riesca a dimostrare che il cliente abbia agito con negligenza tale da determinare l’indebita sottrazione di fondi.

La materia ha dato luogo a un cospicuo numero di decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), nonché a pronunce giurisprudenziali che hanno delineato i criteri per la ripartizione dell’onere della prova tra il cliente e la banca. Ne consegue che, per ottenere il rimborso delle somme prelevate illecitamente, è essenziale seguire una procedura ben definita, comprendente la denuncia dell’accaduto alle autorità competenti, la tempestiva segnalazione alla banca e, in caso di inerzia da parte dell’istituto di credito, la promozione di un’azione di tutela attraverso strumenti stragiudiziali o, se necessario, giudiziari.

Il prelievo con Bancomat altrui e la responsabilità della banca

L’ipotesi del prelievo con bancomat altrui pone questioni giuridiche di particolare rilievo sotto il profilo della responsabilità dell’istituto bancario e del soggetto leso. La normativa vigente in materia di servizi di pagamento prevede che la banca sia tenuta a garantire la sicurezza delle transazioni, adottando misure idonee a prevenire operazioni fraudolente. Nel caso in cui venga effettuato un prelievo non autorizzato, il soggetto danneggiato ha il diritto di pretendere l’immediato ripristino della situazione contabile anteriore alla frode, salvo che l’istituto bancario dimostri che il cliente abbia agito con grave negligenza.

La giurisprudenza ha chiarito che, ai fini dell’esonero di responsabilità della banca, non è sufficiente la mera circostanza che il prelievo sia stato effettuato mediante l’uso del PIN corretto, dovendosi accertare se vi sia stata una violazione degli standard di sicurezza imposti dalla normativa di settore.

In tale contesto, numerose pronunce dell’ABF hanno stabilito che, qualora il cliente dimostri di non aver effettuato il prelievo e di aver subito una sottrazione fraudolenta, grava sulla banca l’onere di provare che l’operazione sia stata autorizzata dal titolare della carta. Questo principio risponde alla necessità di garantire una tutela effettiva ai correntisti, evitando che questi ultimi siano gravati da un eccessivo onere probatorio in situazioni in cui l’istituto bancario dispone di tutti gli strumenti per verificare l’effettiva dinamica della transazione.

L’orientamento giurisprudenziale, inoltre, tende a rafforzare la tutela del cliente nei casi in cui il prelievo fraudolento sia avvenuto a seguito di una clonazione della carta, riconoscendo che l’istituto bancario deve rispondere delle falle del proprio sistema di sicurezza.

La disciplina applicabile è strettamente connessa anche alla normativa sulla responsabilità contrattuale dell’intermediario finanziario, prevista dall’art. 1218 c.c., che impone alla banca l’obbligo di adempiere correttamente alle proprie prestazioni contrattuali, adottando tutti gli strumenti necessari per evitare che il cliente subisca pregiudizi economici derivanti da operazioni fraudolente. Qualora la banca rifiuti di riconoscere il rimborso della somma sottratta, il cliente ha la possibilità di agire in sede civile per ottenere la restituzione del denaro, facendo valere il mancato rispetto degli obblighi di diligenza da parte dell’istituto di credito.

L’intervento dell’Arbitro Bancario Finanziario e il ricorso giudiziario

Quando la banca rifiuta di procedere al rimborso della somma prelevata fraudolentemente, il cliente può rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), un organismo indipendente preposto alla risoluzione delle controversie tra i consumatori e gli intermediari finanziari. Il ricorso all’ABF costituisce un’alternativa efficace all’azione giudiziaria, consentendo di ottenere una decisione in tempi relativamente rapidi e con costi contenuti. Le pronunce dell’ABF hanno consolidato un orientamento favorevole ai correntisti, sancendo in numerosi casi la responsabilità della banca per la mancata adozione di misure di sicurezza adeguate a prevenire frodi e prelievi illeciti.

Qualora anche il ricorso all’ABF non porti a un esito favorevole, il cliente può adire il tribunale civile, promuovendo un’azione risarcitoria nei confronti della banca. In tale contesto, è fondamentale dimostrare l’estraneità del correntista rispetto all’operazione contestata e la negligenza dell’istituto bancario nel garantire la sicurezza delle transazioni. La giurisprudenza ha più volte ribadito che l’istituto di credito deve rispondere dei danni subiti dal cliente qualora non dimostri che la transazione sia avvenuta con il consenso del titolare del conto o che l’utente abbia agito con imprudenza, ad esempio custodendo in modo inadeguato la carta e il PIN.

Alla luce di quanto esposto, appare evidente l’importanza di un’azione tempestiva da parte del cliente e della necessità di avvalersi di un’adeguata assistenza legale per contestare l’operazione fraudolenta e ottenere il rimborso della somma sottratta. L’avvocato specializzato in diritto bancario può fornire un supporto essenziale nella predisposizione delle contestazioni formali alla banca, nella redazione di un’eventuale diffida e nella gestione del ricorso all’ABF o dell’azione giudiziaria. L’efficacia di tali strumenti dipende dalla rapidità con cui vengono attivati, rendendo fondamentale un intervento immediato per tutelare i diritti del correntista e ottenere la restituzione delle somme sottratte.

Intervieni tempestivamente: denuncia ai Carabinieri e contatta l’Avvocato

Il prelievo non autorizzato dal conto corrente rappresenta un evento particolarmente insidioso per il titolare della carta, in quanto comporta la sottrazione indebita di somme di denaro che, in alcuni casi, possono essere anche di rilevante entità. La tutela giuridica del correntista si basa su un principio fondamentale: la banca è responsabile della sicurezza dei sistemi di pagamento e deve garantire che le transazioni siano effettuate solo con l’esplicito consenso del titolare.

In assenza di tale autorizzazione, l’istituto bancario è tenuto a rimborsare l’importo prelevato, salvo che non dimostri che il cliente abbia agito con negligenza, permettendo a terzi di accedere ai propri strumenti di pagamento in modo fraudolento.

L’elemento essenziale per ottenere la restituzione del denaro sottratto è la tempestività: il cliente deve attivarsi immediatamente non appena si accorge dell’addebito anomalo, al fine di bloccare la carta ed evitare ulteriori prelievi illeciti. Parallelamente, è indispensabile inviare un formale reclamo alla banca, chiedendo il rimborso delle somme indebitamente prelevate e allegando ogni elemento utile a dimostrare che l’operazione è avvenuta in assenza del suo consenso. In caso di inerzia da parte dell’istituto bancario, il correntista può rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) per ottenere una pronuncia favorevole o, in alternativa, procedere in sede giudiziaria per far valere le proprie ragioni.

Un ulteriore elemento di estrema importanza è la necessità di denunciare l’accaduto alle autorità competenti. Presentare una denuncia ai Carabinieri o alla Polizia Postale è un passaggio imprescindibile, non solo per contribuire all’individuazione dei responsabili della truffa, ma anche per fornire un elemento probatorio essenziale da esibire alla banca a sostegno della propria richiesta di rimborso. L’atto di denuncia costituisce infatti un documento ufficiale che attesta l’estraneità del correntista rispetto all’operazione contestata, rafforzando la sua posizione in sede stragiudiziale e giudiziale.

La giurisprudenza ha più volte ribadito che l’onere della prova della colpa grave del cliente ricade esclusivamente sulla banca e che il mancato rimborso delle somme prelevate in modo fraudolento può configurare una violazione delle disposizioni normative in materia di servizi di pagamento. In particolare, la normativa comunitaria, recepita dall’ordinamento italiano, stabilisce che il cliente deve rispondere solo per una franchigia massima di 50 euro in caso di operazioni non autorizzate, salvo che la banca non dimostri una condotta gravemente imprudente da parte del titolare del conto.

Va inoltre sottolineato che il fenomeno dei furti di bancomat, delle clonazioni di carte e dei prelievi fraudolenti è in costante aumento, rendendo sempre più necessario adottare misure di sicurezza avanzate per proteggere i propri dati bancari. La tecnica dello skimming, che prevede l’installazione di dispositivi illegali sugli sportelli ATM per copiare i dati delle carte, così come il phishing, ossia l’induzione fraudolenta a rivelare informazioni bancarie attraverso email o SMS ingannevoli, sono tra le metodologie più diffuse utilizzate dai truffatori per sottrarre denaro ai correntisti. In questi casi, il soggetto leso deve dimostrare di non aver comunicato volontariamente a terzi i propri dati bancari e di aver subito un vero e proprio furto di identità digitale, in conseguenza del quale il prelievo è avvenuto senza il suo consenso.

La questione giuridica si incentra quindi sulla valutazione della responsabilità della banca nell’adozione di misure di sicurezza adeguate per prevenire simili episodi e sulla possibilità per il cliente di ottenere il risarcimento del danno subito.

Link utili: reclami e risoluzioni delle controversie con le principali Banche italiane

Ottieni il rimborso delle somme sottratte senza la tua autorizzazione!

L’iter per ottenere il rimborso delle somme sottratte in modo fraudolento si sviluppa su più livelli: in primo luogo, la richiesta formale alla banca, seguita, in caso di rifiuto, dal ricorso all’ABF o dall’azione giudiziaria civile. Qualora vi siano elementi per configurare una responsabilità penale a carico dei truffatori, il soggetto danneggiato può inoltre costituirsi parte civile nel procedimento penale per richiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

Il prelievo non autorizzato dal conto corrente è un reato, che può configurare ipotesi di furto aggravato, frode informatica o accesso abusivo a sistemi informatici, a seconda delle modalità con cui è stato compiuto. Anche l’uso di un bancomat clonato per effettuare prelievi illeciti rientra in questa categoria e giustifica l’attivazione di tutte le azioni legali necessarie per individuare i responsabili e recuperare le somme sottratte.

L’aspetto fondamentale da tenere presente è che ogni ritardo nella contestazione dell’addebito può compromettere la possibilità di ottenere il rimborso. La normativa prevede specifici termini entro i quali il cliente deve segnalare l’operazione sospetta, generalmente fissati in 13 mesi dalla data del prelievo. Tuttavia, è fortemente consigliato agire entro 24 ore dalla scoperta dell’addebito, per evitare che la banca possa contestare l’assenza di una segnalazione tempestiva e negare il rimborso.

Proprio per questo motivo, è essenziale rivolgersi immediatamente a un avvocato specializzato in diritto bancario, il quale potrà assistere il cliente nella predisposizione di un reclamo formale alla banca, nella gestione del ricorso all’ABF, nella redazione di una diffida e, se necessario, nell’azione civile per ottenere la restituzione del denaro. L’assistenza legale è particolarmente utile anche per quantificare il danno subito, che può comprendere non solo il valore economico delle somme sottratte, ma anche danni morali e patrimoniali derivanti dalla privazione delle risorse finanziarie e dalle difficoltà economiche conseguenti all’evento fraudolento.

In definitiva, il fenomeno dei prelievi non autorizzati costituisce una problematica sempre più rilevante, che richiede una tutela immediata e incisiva da parte del soggetto leso. Agire con rapidità, presentare tempestivamente il reclamo alla banca, procedere con la denuncia alle autorità, e, se necessario, avviare un’azione legale, rappresentano le strategie più efficaci per ottenere giustizia e recuperare il proprio denaro. La sicurezza dei sistemi di pagamento deve essere una priorità per gli istituti bancari, che non possono sottrarsi alle proprie responsabilità, e per questo è fondamentale che i correntisti siano consapevoli dei loro diritti e pronti a farli valere con determinazione.

Prelievo Bancomat non autorizzato – 8 domande frequenti che ti potrebbero interessare

1. Cosa devo fare se mi accorgo di un prelievo non autorizzato dal mio conto corrente?
Se noti un prelievo non autorizzato dal tuo conto corrente, è fondamentale agire immediatamente. Devi contattare la tua banca per bloccare la carta, presentare un reclamo scritto per contestare l’addebito e denunciare l’accaduto alle autorità competenti, come i Carabinieri o la Polizia Postale. La tempestività è essenziale per ottenere il rimborso della somma sottratta.

2. Il prelievo non autorizzato dal conto corrente è un reato?
Sì, un prelievo non autorizzato può configurare diversi reati, tra cui il furto aggravato (art. 624 c.p.), la frode informatica (art. 640-ter c.p.) e l’accesso abusivo a sistemi informatici (art. 615-ter c.p.). Se si sospetta una truffa o un uso illecito della propria carta, è necessario denunciare l’episodio alle forze dell’ordine.

3. La banca è sempre obbligata a rimborsarmi in caso di prelievo fraudolento?
La normativa bancaria stabilisce che la banca deve rimborsare il cliente, salvo che non dimostri che quest’ultimo abbia agito con dolo o colpa grave. Il D.Lgs. 11/2010 prevede che, in assenza di negligenza da parte del cliente, l’istituto bancario debba restituire l’importo sottratto, a meno che non provi che l’operazione sia stata effettuata con il consenso del titolare della carta.

4. Cosa succede se mi rubano i soldi dal bancomat?
In caso di furto dei fondi tramite bancomat, devi segnalare l’evento alla banca il prima possibile per ottenere il rimborso. Inoltre, è necessario presentare una denuncia formale alle autorità competenti per tutelare la propria posizione e fornire alla banca una prova ufficiale della sottrazione indebita.

5. Come denunciare un prelievo non autorizzato?
Per denunciare un prelievo non autorizzato, devi recarti presso una stazione dei Carabinieri o alla Polizia Postale e presentare una denuncia dettagliata, specificando l’importo sottratto, la data del prelievo e gli estremi del tuo conto bancario. È consigliabile allegare l’estratto conto con l’addebito contestato e qualsiasi comunicazione inviata alla banca.

6. Se il mio bancomat è stato clonato, come posso dimostrarlo?
La clonazione del bancomat è un fenomeno sempre più diffuso e può essere dimostrata attraverso verifiche tecniche da parte della banca. In genere, il cliente può provare la propria estraneità ai fatti evidenziando la sua impossibilità di trovarsi nel luogo del prelievo contestato o dimostrando che la transazione è avvenuta in circostanze anomale. In questi casi, il rimborso da parte della banca è generalmente dovuto.

7. Come posso contestare un prelievo con il modulo di risarcimento prelievo bancomat?
Molte banche mettono a disposizione un modulo specifico per contestare prelievi non autorizzati. Questo deve essere compilato con i dati del titolare del conto, gli estremi dell’operazione contestata e la motivazione della richiesta di rimborso. È consigliabile inviarlo tramite PEC o raccomandata A/R per avere una prova formale della segnalazione.

8. Se la banca rifiuta di rimborsarmi, posso fare ricorso?
Sì, se la banca rifiuta di rimborsarti, puoi presentare un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), che è un organismo indipendente che si occupa della risoluzione delle controversie tra clienti e istituti di credito. In alternativa, puoi intraprendere un’azione legale con l’assistenza di un avvocato per ottenere la restituzione delle somme sottratte e, se del caso, un risarcimento per il danno subito.

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