Ricorso INPS richiesta restituzione somme

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Ricorso INPS richiesta restituzione somme è la soluzione adeguata per contrastare l’istanza di restituzione di somme da parte dell’INPS. Quest’ultima, infatti, può costituire una sfida per i beneficiari delle prestazioni previdenziali. È importante comprendere i motivi alla base di tali richieste e conoscere i diritti e le procedure per presentare un ricorso in caso di contestazione. La consulenza legale da parte di un avvocato esperto in diritto previdenziale può essere fondamentale per garantire una difesa efficace contro l’INPS. In ogni caso, è essenziale affrontare la situazione in modo tempestivo e professionale per evitare conseguenze legali indesiderate.

Richieste restituzione somme INPS: la preoccupazione dei cittadini

Negli ultimi tempi, abbiamo assistito a un crescente afflusso di persone presso la nostra sede, le quali hanno ricevuto notifiche di cartelle di pagamento dall’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). L’INPS ha avviato un massiccio invio di avvisi di pagamento a migliaia di cittadini, richiedendo la restituzione di somme. Secondo l’ente, queste sembrano state percepite in modo illegittimo negli anni precedenti. Questa situazione ha generato notevole preoccupazione tra i destinatari delle richieste di restituzione.

È importante notare che la maggior parte di queste richieste non fornisce alcuna spiegazione dettagliata o motivazione chiara. Spesso, si limitano a indicare l’importo da restituire, che talvolta è notevolmente elevato. Un aspetto ancora più preoccupante è che, in molte situazioni, l’INPS ha deciso di procedere al recupero forzato delle somme. Questo sarebbe avvenuto direttamente dalle pensioni già erogate ai beneficiari. Questo tipo di prelievo coattivo è stato oggetto di numerose contestazioni. Esso, infatti, solleva dubbi sulla legittimità dell’azione dell’INPS.

La Cassazione si esprime sul prelievo coattivo da parte dell’INPS

È fondamentale comprendere che il prelievo coattivo da parte dell’INPS è controverso perché l’istituto non possiede sempre il titolo giuridico per richiedere la restituzione di queste somme. La Corte di Cassazione ha affermato da tempo un principio inderogabile. Se l’INPS ha effettuato pagamenti indebiti ai pensionati e l’errore non è imputabile al pensionato stesso, l’ente non ha il diritto di richiederne la restituzione. Il CODACONS di Caserta ha affrontato numerosi casi simili negli anni e, in molte occasioni, ha ottenuto risultati positivi per i cittadini coinvolti. Questo dimostra che, quando l’INPS agisce in modo ingiustificato, ci sono soluzioni legali disponibili per contestare le richieste di restituzione.

Come contestare le somme prelevate dall’INPS e proteggere i diritti dei cittadini

Per far fronte a queste situazioni, è necessario avviare una procedura legale.

Come presentare ricorso INPS richiesta restituzione somme

In primo luogo, è fondamentale presentare un ricorso amministrativo INPS (sul portale ufficiale INPS è possibile anche effettuare il ricorso online) presso il comitato provinciale dell’INPS contro gli atti inviati dall’istituto. La mancata presentazione di questo ricorso comporta la decadenza da tutti i diritti. Trascorsi 90 giorni dalla stessa, è possibile iniziare un’azione giudiziaria entro 180 giorni. È importante sottolineare che questi termini sono inderogabili e devono essere rispettati scrupolosamente.

Inoltre, va notato che la maggior parte delle richieste economiche avanzate dall’INPS potrebbe essere soggette alla prescrizione. Pertanto, ciò significa che il tempo previsto per effettuare la richiesta è scaduto. Dunque, è essenziale valutare attentamente la validità di queste richieste e agire tempestivamente per proteggere i propri diritti.

Come agire dopo la richiesta di pagamento dell’INPS 

Quando l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale richiede il rimborso di somme percepite, ciò indica che è stato rilevato un errore o un’anomalia nei pagamenti ricevuti. È cruciale agire con prontezza per identificare l’origine dell’errore e risolverlo al più presto. Inizialmente, bisogna esaminare se si è commesso un errore durante la presentazione dell’istanza che ha condotto al versamento dell’assegno. Inoltre, è necessario valutare se vi sono cambiamenti nella propria situazione che possono aver causato l’errore.

Questi, infatti, andavano segnalati tempestivamente all’INPS. È importante stabilire un contatto con l’INPS per comprendere l’origine dell’errore. Esso può avvenire attraverso il servizio di assistenza telefonica o richiedendo un appuntamento diretto presso gli uffici dell’INPS per discutere la questione con un funzionario. Durante l’appuntamento, è fondamentale fornire tutta la documentazione disponibile.

Per questo motivo, è opportuno allegare anche le copie dell’istanza presentata inizialmente e il relativo provvedimento di accettazione. Questo consentirà di ottenere informazioni più precise sul motivo per cui l’INPS richiede la restituzione delle somme e sulle possibili sanzioni previste. Infine, è consigliabile seguire le direttive dell’INPS e fornire tutte le informazioni necessarie per risolvere la questione.

Agire per vie legali tramite un ricorso amministrativo contro richiesta restituzione somme INPS

Se si ritiene di avere diritto al pagamento, è possibile presentare un ricorso amministrativo contro la decisione dell’INPS. Il ricorso INPS richiesta restituzione somme può essere inviato per iscritto all’INPS, richiedendo una revisione del provvedimento di revoca. In questi casi, è opportuno consultare un avvocato specializzato in diritto previdenziale per valutare le opzioni legali disponibili e ricevere assistenza nella gestione della situazione.

Ancora, appare opportuno ricordare che è molto importante sottolineare la propria buona fede durante il periodo in cui si sono ricevute le somme. In più, far valere le proprie condizioni economiche che non consentono la restituzione delle somme è un altro elemento importante da rilevare. È possibile farlo, presentando dichiarazioni dei redditi recenti o altri documenti che dimostrano la propria situazione economica (come lo stato di disoccupazione o di pensionato).

Nel ricorso, è fondamentale fornire dettagliati estremi relativi al provvedimento contestato, seguiti da una completa esposizione dei fatti circostanziali. In particolare, è essenziale sottolineare la buona fede del beneficiario delle somme, allo scopo di escludere qualsiasi accusa di dolo. Mediante questa proceduta, si eviterebbe un potenziale procedimento penale per indebita percezione di sussidi statali o truffa ai danni dell’INPS.

In aggiunta a ciò, il ricorso deve chiaramente indicare le ragioni per cui si ritiene che l’ordine di restituzione delle somme sia illegittimo. Questo tipo di ricorso di solito deve essere presentato entro un termine massimo di 90 giorni dalla data in cui è stato ricevuto il provvedimento da parte dell’INPS. Nel caso in cui il ricorso non sia accolto o non si riceva una risposta soddisfacente, è possibile rivolgersi al Tribunale ordinario, sezione lavoro e previdenza, tramite il proprio avvocato per ricorso INPS

Come contattare avvocato specializzato ricorsi INPS Roma?

Lo Studio Legale Parente Bianculli & Associati, in Viale delle Milizie 96, a Roma Prati è accreditato come il miglior studio legale esperto in diritto amministrativo per ricorso INPS richiesta restituzione somme. Per un appuntamento con il miglior avvocato specializzato ricorsi INPS Roma, sarà sufficiente chiamare il numero 06 3975 4846 oppure inviare una mail all’indirizzo [email protected]. Presso lo studio legale Parente Bianculli troverete assistenza legale anche in tema di difesa dei diritti degli invalidi civili.

Dopo quanto tempo l’INPS non ha diritto a richiedere le somme percepite?

La richiesta restituzione somme INPS prescrizione scatta per i pagamenti effettuati oltre un decennio fa.  Infatti, l’istituto della prescrizione per gli importi indebitamente erogati è fissata a dieci anni. Tuttavia, per quanto riguarda le sanzioni, il termine di prescrizione è limitato a un massimo di cinque anni.

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