Le vittime di phishing hanno diritto al rimborso?

Aprile 24, 2025
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Nel nostro ordinamento giuridico, le vittime di frodi informatiche come il phishing possono legittimamente rivendicare il proprio diritto al rimborso nei confronti dell’istituto bancario presso cui si sono verificate le operazioni non autorizzate. Il phishing rappresenta oggi una delle minacce più insidiose nel panorama delle truffe bancarie digitali. Milioni di utenti italiani sono esposti ogni giorno a SMS, e-mail e telefonate apparentemente ufficiali, che li inducono a comunicare inconsapevolmente i propri dati di accesso all’home banking.
Il risultato è spesso catastrofico: mi hanno svuotato il conto corrente, raccontano in molti. Di fronte a simili eventi, non è raro che la banca cerchi di deresponsabilizzarsi, addossando ogni colpa al cliente. Tuttavia, è importante sapere che la normativa vigente tutela il consumatore e impone alla banca di dimostrare la colpa grave dell’utente, prima di potersi sottrarre al risarcimento per frodi bancarie. L’intero impianto giuridico nazionale e sovranazionale, inclusa la Direttiva europea PSD2, è volto a rafforzare la protezione degli utenti dei servizi di pagamento.
In questo contesto, il ruolo dell’avvocato specializzato diventa centrale per difendere i diritti del consumatore leso, con strumenti legali efficaci e tempestivi.
Hai fatto un bonifico e ti hanno truffato: come riconoscere una frode da phishing
Quando un cittadino effettua un bonifico convinto di interagire con un operatore della propria banca, e si scopre invece vittima di una frode, la reazione iniziale è sempre di incredulità e paura. La truffa da phishing si manifesta in diverse modalità: finti messaggi SMS, chiamate vocali con numeri camuffati, e-mail contraffatte con loghi e linguaggio identici a quelli ufficiali. Lo scopo è carpire i dati sensibili del cliente, spesso con la scusa di bloccare operazioni sospette o aggiornare il profilo. Una volta ottenute le credenziali, i truffatori eseguono operazioni bancarie in tempo reale, spostando somme di denaro verso conti esteri difficilmente rintracciabili.
Chi subisce la frode si chiede immediatamente come recuperare i soldi truffati, e soprattutto se sia possibile farsi rimborsare per phishing. La risposta è affermativa, ma richiede un’azione rapida, ben strutturata e fondata su basi legali solide. Il disconoscimento delle operazioni bancarie va trasmesso tempestivamente alla banca, contestando formalmente la legittimità di ogni addebito.
Tale contestazione rappresenta l’inizio del procedimento per la richiesta di rimborso phishing, e consente di attivare i meccanismi previsti dal d.lgs. 11/2010. Questo decreto, che ha recepito la direttiva europea in materia di servizi di pagamento, stabilisce un quadro preciso a tutela dell’utente, definendo i criteri in base ai quali è la banca a dover dimostrare la responsabilità del cliente.
Quando la banca deve risarcire e quando invece può rifiutarsi
Secondo quanto previsto dall’articolo 10 del decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010, che recepisce la direttiva europea PSD2, la banca è tenuta a rimborsare immediatamente l’importo oggetto di un’operazione di pagamento non autorizzata, salvo che possa dimostrare che il cliente ha agito con dolo o colpa grave.
Questo significa che, nei casi di risarcimento frodi bancarie, la responsabilità non ricade automaticamente sull’utente, anche se ha inserito le proprie credenziali dopo aver ricevuto un messaggio fraudolento. Al contrario, spetta alla banca l’onere di dimostrare che il cliente ha agito con negligenza, ad esempio ignorando segnalazioni di sicurezza o condividendo volontariamente il proprio codice OTP. Le corti italiane hanno più volte ribadito, con sentenze favorevoli al consumatore, che quando la banca non rimborsa in caso di phishing, è possibile agire in giudizio per ottenere tutela.
La giurisprudenza recente, compresa quella della Corte di Cassazione, riconosce che l’utente medio non può essere esperto di sicurezza informatica e che l’onere della vigilanza è a carico dell’intermediario finanziario. Per questo motivo, in numerosi casi, anche quando il cliente ha apparentemente “autorizzato” il bonifico, la responsabilità è stata attribuita alla banca per mancato rispetto degli obblighi di sicurezza. L’applicazione concreta della normativa può tuttavia variare da caso a caso, e la presenza di un avvocato esperto in truffe bancarie può fare la differenza nell’impostazione della strategia legale.
Denuncia querela, reclamo e ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF): cosa fare se la banca non rimborsa
Nel momento in cui si scopre la frode, il primo passo da compiere è sempre la denuncia querela presso l’autorità competente, sia essa la Polizia Postale o una stazione dei Carabinieri. Tale denuncia serve a formalizzare l’accaduto e rappresenta un elemento probatorio fondamentale per ogni azione futura.
Successivamente, occorre redigere un reclamo formale indirizzato alla banca, in cui si effettua il disconoscimento delle operazioni bancarie non autorizzate, chiedendo contestualmente il rimborso per phishing. Questo documento deve contenere la descrizione dettagliata dei fatti, la contestazione della responsabilità del cliente e l’esplicita richiesta di restituzione delle somme. Se la banca ignora il reclamo o nega il rimborso, il cliente ha diritto di rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Questo organismo, disciplinato dalle disposizioni di Banca d’Italia, offre una soluzione extragiudiziale, gratuita e spesso più rapida rispetto a un processo civile.
Il ricorso all’ABF consente di sottoporre la questione a un collegio di esperti che, sulla base della documentazione prodotta, può condannare la banca al pagamento delle somme.
In moltissimi casi, l’ABF ha accolto le domande dei consumatori, riconoscendo che non vi era colpa grave nel comportamento dell’utente e che la banca non aveva adottato adeguati sistemi antifrode. Tuttavia, la procedura non è banale, e è consigliabile affidarsi a un legale che possa curare la redazione degli atti, l’acquisizione delle prove e la gestione del contraddittorio con l’intermediario.
Difendersi dal phishing bancario: link risorse utili pubblicate da banche ed istituzioni
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Intesa Sanpaolo – Come difendersi dal phishing bancario
https://www.intesasanpaolo.com/it/persone-e-famiglie/bisogni/sicurezza-digitale/phishing-bancario.html -
UniCredit – Consigli utili sulla sicurezza
https://www.unicredit.it/it/info/sicurezza.html -
Poste Italiane – Come difendersi dalle truffe
https://www.poste.it/come-difendersi-dalle-truffe.html -
Poste Italiane – Vademecum Antifrode (PDF)
https://www.poste.it/files/1476624223151/vademecum-antifrode-clienti-poste-italiane-postepay.pdf -
Intesa Sanpaolo – Phishing, Vishing e Smishing: tipi di frode online
https://www.intesasanpaolo.com/it/persone-e-famiglie/bisogni/sicurezza-digitale/phishing-vishing-smishing-frode-online.html -
Polizia di Stato – Phishing: nuovo alert della Polizia postale
https://www.poliziadistato.it/articolo/phishing–nuovo-alert-della-polizia-postale -
Polizia di Stato – La guida contro il phishing
https://www.poliziadistato.it/articolo/la-guida-contro-il-phishing -
Banca d’Italia – Avvisi sull’uso illecito del nome e del logo della Banca d’Italia
https://www.bancaditalia.it/focus/cybersicurezza/truffe-cyber/avvisi-uso-illecito-bdi/index.html -
Banca d’Italia – Presentazione di esposti
https://www.bancaditalia.it/servizi-cittadino/servizi/esposti/index.html -
Banca d’Italia – Consigli per navigare sicuri
https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/consigli-per-navigare-sicuri/
Cosa succede se il ricorso all’ABF non basta: la via giudiziaria e il ruolo dell’avvocato
Quando il ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario non si conclude favorevolmente o non viene attivato per motivi di urgenza, la strada del giudizio ordinario diventa inevitabile. Il consumatore può agire in tribunale, facendo valere il proprio diritto al rimborso ai sensi della normativa vigente, richiamando l’art. 10 del d.lgs. 11/2010, e facendo leva su consolidati orientamenti giurisprudenziali.
La causa civile contro la banca è uno strumento potente, ma richiede preparazione, competenza e assistenza qualificata. Un avvocato esperto in truffe bancarie è in grado di valutare la documentazione, verificare le lacune nei sistemi di sicurezza dell’istituto di credito e dimostrare l’assenza di colpa grave in capo al cliente. Nei tribunali italiani, si sono già verificati numerosi casi in cui il giudice ha condannato la banca a restituire integralmente le somme sottratte tramite operazioni di phishing. Si tratta di sentenze emblematiche, che confermano come le banche non possano limitarsi a scaricare la colpa sull’utente. I
l principio di trasparenza, correttezza e diligenza professionale, sancito anche dal Testo Unico Bancario (TUB), impone agli intermediari di adottare ogni misura tecnica per prevenire frodi.
Quando queste misure sono carenti, il risarcimento per frodi bancarie diventa un obbligo giuridico. Per il cliente, muoversi da solo contro un colosso bancario è impensabile: solo con l’assistenza legale è possibile ribaltare la situazione, ottenere giustizia e recuperare i soldi truffati.
Se ti hanno svuotato il conto, non aspettare – contatta subito il nostro studio legale
Ogni giorno, nel nostro studio legale, incontriamo persone che ci raccontano storie molto simili: hanno ricevuto un SMS allarmante, hanno chiamato un numero credendo fosse quello della loro banca, hanno inserito i propri dati di accesso su una pagina clonata. Dopo poche ore, si sono accorti che il conto corrente era stato completamente svuotato. Le risposte delle banche sono spesso deludenti: “Ci dispiace, ma lei ha autorizzato l’operazione”, oppure “Non possiamo procedere al rimborso in quanto risulta una sua responsabilità“. Ma in realtà la legge è molto più chiara di quanto non si creda. Chi subisce una truffa digitale, se ha agito in buona fede e senza trascuratezza, ha pieno diritto a ottenere il rimborso per phishing.
Non bisogna mai accettare passivamente il danno, perché esistono strumenti efficaci per reagire: la denuncia querela, il ricorso ABF, l’azione in giudizio assistita da un legale. Il nostro studio è specializzato in risarcimento frodi bancarie, disconoscimento di operazioni fraudolente e tutela giudiziaria dei correntisti.
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Rimborso per phishing bancario – 10 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Se sono stato vittima di phishing, ho diritto al rimborso?
Sì, se le operazioni sono state effettuate senza il tuo consenso e in assenza di colpa grave da parte tua, la banca è tenuta per legge al rimborso per phishing secondo quanto stabilito dall’art. 10 del d.lgs. 11/2010 e dalla Direttiva PSD2.
2. Cosa devo fare se mi hanno svuotato il conto corrente?
Il primo passo è sporgere denuncia querela presso le autorità competenti. Subito dopo, va inviata alla banca una comunicazione scritta con il disconoscimento delle operazioni bancarie e richiesta di rimborso.
3. Quando la banca non rimborsa in caso di phishing, cosa posso fare?
Puoi presentare un reclamo formale, seguito da un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). In alternativa, puoi avviare una causa civile assistito da un avvocato esperto in truffe bancarie.
4. Quanto tempo ho per chiedere il rimborso in caso di frode?
Hai tempo 13 mesi dalla data dell’addebito per disconoscere le operazioni non autorizzate, ma è fondamentale agire subito per recuperare i soldi truffati e non pregiudicare il diritto al risarcimento.
5. Se ho fatto un bonifico e mi hanno truffato, posso essere rimborsato?
Sì, anche nei casi in cui sei tu ad aver digitato i dati del bonifico, se ciò è avvenuto a causa di un raggiro fraudolento (phishing), puoi richiedere il risarcimento delle frodi bancarie.
6. Posso presentare da solo il ricorso all’ABF?
È possibile, ma è fortemente consigliato farti assistere da un avvocato esperto, per impostare correttamente la documentazione e aumentare le probabilità che l’ABF condanni la banca al rimborso.
7. Quanto tempo impiega l’ABF per decidere sul rimborso?
In media tra i 4 e gli 8 mesi, ma molto dipende dalla complessità del caso e dalla documentazione prodotta. Intanto la banca è obbligata a fornire riscontro al tuo reclamo entro 60 giorni.
8. Il rimborso vale anche se ho cliccato su un link fraudolento?
Sì, purché non ci sia colpa grave, il solo clic su un link non annulla il tuo diritto al rimborso. È la banca a dover provare che hai agito con negligenza o dolo.
9. L’assicurazione della banca copre le frodi da phishing?
Alcuni istituti prevedono coperture assicurative, ma la responsabilità diretta della banca rimane in base alla normativa vigente. L’utente ha diritto alla restituzione immediata delle somme sottratte, salvo prova contraria.
10. Per recuperare i soldi truffati devo per forza andare in tribunale?
Non sempre. Molti casi si risolvono con l’ABF o con l’intervento di un avvocato esperto in truffe bancarie che tratta con la banca. La causa civile si avvia solo se tutte le altre strade non portano risultati.