Sei stato truffato su Telegram, contatta subito un avvocato!

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By Alessio Di Lella

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Negli ultimi anni, il fenomeno delle truffe online è cresciuto in maniera esponenziale, e tra i canali più utilizzati dai truffatori per orchestrare raggiri digitali figura Telegram. Questa piattaforma di messaggistica, caratterizzata da un’elevata protezione della privacy e dalla possibilità di creare gruppi e canali con migliaia di utenti, è divenuta un terreno fertile per numerose frodi che spaziano dalle truffe finanziarie ai raggiri romantici, passando per furti di identità e attacchi informatici.

Il tratto comune di questi schemi è la loro capacità di ingannare le vittime facendo leva su bisogni concreti e desideri diffusi, come guadagnare facilmente, trovare un impiego, investire in opportunità redditizie o persino intrattenere relazioni personali online. Tuttavia, dietro la promessa di successo o affetto si cela spesso una struttura fraudolenta volta a sottrarre denaro, dati sensibili o credenziali d’accesso. A livello giuridico, molte di queste condotte rientrano nella sfera della truffa aggravata (art. 640 c.p.), dell’accesso abusivo a sistemi informatici (art. 615-ter c.p.) e, in taluni casi, della frode informatica (art. 640-ter c.p.), con conseguenze che possono andare dalla perdita di somme di denaro al furto dell’identità digitale della vittima.

Dai like falsi alle finte offerte di lavoro: i principali raggiri

Un esempio emblematico di truffa su Telegram è quella dei like sui social network, un raggiro che sfrutta il desiderio diffuso di ottenere popolarità online su piattaforme come Instagram, TikTok, YouTube e Facebook. Il meccanismo di base è semplice: i truffatori offrono pacchetti di like, follower o visualizzazioni a pagamento, spesso a prezzi irrisori, promettendo una rapida crescita dell’engagement.

Alcune varianti prevedono un reclutamento attivo, in cui agli utenti viene chiesto di mettere like a contenuti di altri in cambio di compensi che, ovviamente, non verranno mai corrisposti. Più subdole sono le piattaforme che richiedono l’accesso agli account delle vittime per “fornire il servizio”, ma che in realtà ne prendono il controllo per scopi illeciti, come il furto di dati o la creazione di profili falsi usati per ulteriori truffe.

Dal punto di vista normativo, questo tipo di raggiro può configurare una truffa contrattuale ai sensi dell’art. 640 c.p., aggravata se il danno supera la soglia di rilevanza penale. Inoltre, nel caso in cui vengano sottratte credenziali di accesso o utilizzati bot per generare traffico fittizio, può essere contestata la violazione dell’art. 615-ter c.p. relativo all’accesso abusivo a sistemi informatici.

Le conseguenze per le vittime non si limitano alla perdita economica: in molti casi, gli account social finiscono per essere sospesi o bannati per violazione dei termini di servizio, con danni reputazionali e professionali difficilmente recuperabili.

Altra truffa molto diffusa su Telegram è quella delle finte offerte di lavoro, un fenomeno che si è intensificato con la digitalizzazione del mercato del lavoro e l’aumento del lavoro da remoto. I truffatori pubblicano annunci che promettono guadagni elevati con un impegno minimo, spesso facendo leva su parole chiave come “lavoro da casa”, “part-time flessibile” o “guadagni facili senza esperienza”. In alcuni casi, alla vittima viene chiesto di versare una somma iniziale per un corso di formazione o per l’acquisto di strumenti di lavoro, mentre in altri le viene richiesto di fornire dati personali che verranno poi utilizzati per scopi illeciti, come la creazione di identità fittizie per ulteriori frodi.

Più subdole sono le truffe in cui il lavoratore viene indotto, senza saperlo, a riciclare denaro di provenienza illecita, configurando il reato di riciclaggio (art. 648-bis c.p.), con il rischio di finire coinvolto in procedimenti penali. Se il truffatore si appropria di documenti personali o sfrutta l’identità della vittima per stipulare contratti fraudolenti, si può configurare anche il reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.), mentre nel caso in cui la truffa sia orchestrata da un’organizzazione ben strutturata, può essere contestata l’associazione per delinquere (art. 416 c.p.). La gravità di queste truffe non risiede solo nel danno economico, ma anche nel rischio di implicazioni giuridiche per le vittime, che potrebbero ritrovarsi inconsapevolmente coinvolte in reati senza averne la percezione immediata.

Phishing, furti d’identità e investimenti fraudolenti: quando la truffa diventa reato

Il phishing e il furto di identità sono tra le minacce più insidiose per gli utenti di Telegram, in quanto sfruttano l’inganno e l’ingegneria sociale per indurre le vittime a rivelare dati sensibili. Gli attacchi più comuni avvengono tramite messaggi che imitano comunicazioni ufficiali di banche, istituzioni o aziende note, inducendo gli utenti a cliccare su link fraudolenti e inserire le proprie credenziali. In altri casi, vengono inviati file infetti che, una volta aperti, installano malware capaci di sottrarre informazioni personali o di prendere il controllo del dispositivo.

A livello normativo, il furto di credenziali per accedere a conti online può configurare il reato di frode informatica (art. 640-ter c.p.), mentre la diffusione di software dannosi rientra nella fattispecie di diffusione di programmi atti a danneggiare sistemi informatici (art. 615-quinquies c.p.). Le vittime di questi attacchi spesso non si rendono conto immediatamente del danno subito, scoprendo solo dopo che i loro dati sono stati utilizzati per aprire conti bancari, sottoscrivere prestiti o effettuare acquisti fraudolenti.

Altro fenomeno in crescita è quello delle truffe finanziarie, che sfruttano l’interesse crescente per il trading online e le criptovalute – vedi il nostro approfondimento sulla truffa telefonica blockchain. Telegram è diventato un canale privilegiato per la promozione di falsi investimenti, con truffatori che si spacciano per esperti finanziari e promettono rendimenti elevati in breve tempo. Le vittime vengono spesso indirizzate su piattaforme di trading apparentemente affidabili, ma che in realtà non consentono il prelievo dei fondi depositati. Quando la vittima prova a recuperare il denaro, scopre che il proprio account è stato bloccato o che deve versare ulteriori somme per sbloccare il prelievo.

Giuridicamente, questi schemi rientrano nelle frodi finanziarie e nell’abusivismo finanziario (art. 166 D.Lgs. 58/1998 TUF), con possibili implicazioni per riciclaggio di denaro (art. 648-bis c.p.) se i fondi vengono spostati tramite circuiti illeciti.

Truffe romantiche e azioni legali: come difendersi e ottenere giustizia

Le truffe romantiche, o romance scams, rappresentano una delle forme più subdole e devastanti di frode online, e Telegram è uno dei canali preferiti dai truffatori per reclutare nuove vittime. Il meccanismo è tanto semplice quanto efficace: i truffatori creano profili falsi, spesso utilizzando foto attraenti di donne o uomini dall’aspetto rassicurante, e iniziano a interagire con le potenziali vittime fingendosi interessati a una relazione sentimentale.

I soggetti più colpiti da questo tipo di truffa sono persone sole, vulnerabili o in cerca di affetto, che vengono indotte a credere di aver trovato il “grande amore” online.

Il truffatore si mostra premuroso, disponibile e particolarmente attento, instaurando un legame emotivo molto forte con la vittima. Questo processo è noto come love bombing, una tecnica psicologica che consiste nel sommergere la vittima di attenzioni e parole dolci per abbassarne le difese e guadagnarne la totale fiducia. Una volta che il legame si è consolidato, il truffatore inizia a fare richieste di denaro con giustificazioni sempre più sofisticate e convincenti.

Uno degli schemi più frequenti in questo tipo di truffa riguarda le finte ragazze che dichiarano di trovarsi in paesi lontani e di voler raggiungere la vittima per iniziare una nuova vita insieme. I truffatori inventano storie strappalacrime, raccontando di essere bloccati in una situazione difficile e di aver bisogno di aiuto finanziario per acquistare un biglietto aereo. Molti dichiarano di essere in zone di guerra, di lavorare come infermiere o di essere militari americani impegnati in missioni all’estero, impossibilitati a tornare a casa senza un aiuto economico.

Alcuni si spacciano per imprenditori in crisi, sostenendo di aver avuto problemi finanziari improvvisi e chiedendo alla vittima un prestito temporaneo. Altri ancora fingono di aver perso tutti i documenti e di aver bisogno di soldi per ottenere un visto o pagare tasse di uscita dal paese in cui si trovano. Il truffatore utilizza termini affettuosi, facendo leva sul senso di colpa e sulla speranza della vittima di costruire un futuro insieme.

Molte vittime, credendo di aiutare la loro anima gemella, arrivano a versare migliaia di euro per coprire spese di viaggio, acquisto di biglietti aerei, alloggi temporanei, costi di visto e documenti di espatrio. In alcuni casi, i truffatori inviano persino ricevute false di agenzie di viaggio o copie contraffatte di biglietti aerei per dare maggiore credibilità alle loro richieste. Una volta ricevuto il denaro, però, iniziano a inventare nuovi ostacoli: improvvisi problemi doganali, difficoltà con le autorità locali, malattie improvvise che richiedono ulteriori somme per cure mediche d’emergenza. Ogni richiesta viene accompagnata da parole d’amore e rassicurazioni sul fatto che presto la coppia potrà finalmente stare insieme, ma in realtà il truffatore continua a procrastinare e a chiedere sempre più soldi.

Un’altra variante molto comune è la richiesta di regali costosi, come smartphone di ultima generazione, computer o carte regalo Amazon o iTunes. I truffatori spiegano alla vittima che hanno problemi economici temporanei e che presto potranno restituire tutto il denaro ricevuto. Alcuni si spingono oltre, convincendo la vittima a fornire dati bancari o a effettuare operazioni di trasferimento di denaro per loro conto, mettendola inconsapevolmente in situazioni di riciclaggio di denaro illecito (art. 648-bis c.p.). In alcuni casi estremi, i truffatori arrivano persino a falsificare documenti legali per simulare problemi giudiziari e convincere la vittima a pagare spese legali inesistenti per risolvere finti contenziosi.

Dal punto di vista giuridico, questa truffa si configura come truffa aggravata (art. 640 c.p.), poiché sfrutta l’inganno e la manipolazione psicologica per ottenere un ingiusto profitto. Se il truffatore riesce a coinvolgere la vittima in trasferimenti di denaro sospetti, si può configurare anche il reato di riciclaggio di denaro (art. 648-bis c.p.). In alcuni casi, la vittima potrebbe essere ritenuta responsabile per aver inconsapevolmente partecipato a un’attività illecita, motivo per cui è fondamentale denunciare immediatamente l’accaduto alle autorità competenti.

Per difendersi da questo tipo di truffe, è essenziale mantenere sempre un approccio critico quando si interagisce con sconosciuti su Telegram o altre piattaforme online.

Non bisogna mai inviare denaro a qualcuno che non si è mai incontrato di persona, né fornire informazioni personali o bancarie. Inoltre, è utile fare ricerche approfondite sulla persona con cui si sta interagendo, utilizzando strumenti come la ricerca inversa delle immagini per verificare se le foto utilizzate nei profili siano rubate da altri utenti. Nel caso in cui si sospetti di essere vittima di una truffa romantica, è fondamentale interrompere immediatamente ogni contatto e raccogliere tutte le prove disponibili, come screenshot delle conversazioni, ricevute di pagamento e dati bancari, per presentare una denuncia alla Polizia Postale o ai Carabinieri. Se il truffatore ha utilizzato piattaforme di pagamento digitali, si può tentare un recupero delle somme perse contattando direttamente l’istituto bancario o il servizio di pagamento utilizzato. Un avvocato specializzato in truffe informatiche può assistere la vittima nel presentare un’istanza formale per cercare di recuperare il denaro e, nei casi più gravi, può avviare un’azione legale per ottenere un risarcimento del danno subito.

Le truffe romantiche non sono solo un problema economico, ma causano anche gravi danni psicologici alle vittime, che spesso si sentono umiliate e ingannate dopo aver investito tempo ed emozioni in una relazione che si è rivelata un inganno. Il senso di vergogna porta molte persone a non denunciare, permettendo ai truffatori di continuare indisturbati con il loro operato. Per questo motivo, è fondamentale diffondere maggiore consapevolezza su questi schemi fraudolenti e incoraggiare le vittime a farsi avanti per evitare che altre persone cadano nella stessa trappola.

Le truffe dei finti investimenti online e il pericolo degli schemi Ponzi su Telegram

Telegram è diventato uno strumento fondamentale anche per la diffusione delle truffe finanziarie, in particolare quelle legate ai finti investimenti online. Le vittime vengono attratte da messaggi pubblicitari o da segnalazioni all’interno di gruppi tematici, spesso gestiti da truffatori che si spacciano per esperti del settore. Queste truffe si presentano in molteplici varianti: da false piattaforme di trading che promettono guadagni esorbitanti in pochi giorni, ai gruppi esclusivi di investitori che operano su mercati riservati, fino a schemi piramidali che incentivano gli utenti a reclutare nuove vittime in cambio di presunti rendimenti.

Un primo metodo largamente diffuso è la truffa del falso trading online, in cui i truffatori creano piattaforme che imitano alla perfezione quelle legittime, con grafici in tempo reale e dashboard sofisticate, come illustrato in un nostro precedente approfondimento. Inizialmente, l’utente viene invitato a registrarsi e a versare una piccola somma per testare il servizio.

Dopo aver visto un apparente incremento del proprio capitale (che in realtà è una simulazione creata dai truffatori), la vittima viene convinta a investire somme sempre maggiori. Tuttavia, quando cerca di prelevare i presunti guadagni, il sistema blocca l’operazione con scuse burocratiche o con richieste di versamenti aggiuntivi per tasse o sblocco del conto. Molti di questi schemi coinvolgono criptovalute, rendendo il recupero del denaro quasi impossibile a causa della natura decentralizzata e anonima delle transazioni in blockchain. Giuridicamente, questi raggiri integrano la truffa aggravata (art. 640 c.p.), la frode informatica (art. 640-ter c.p.) e, nei casi in cui vengano usate tecniche per acquisire credenziali o controllare a distanza i dispositivi delle vittime, il reato di accesso abusivo a sistemi informatici (art. 615-ter c.p.).

Un’altra modalità molto diffusa di truffa su Telegram è rappresentata dalle catene di Sant’Antonio e dagli schemi Ponzi, che promettono rendimenti altissimi a chiunque partecipi a un sistema di investimenti “esclusivo” basato su reclutamento e versamenti continui. In questi schemi, a volte promossi anche dai cosiddetti fuffa-guru, i guadagni iniziali degli investitori vengono pagati con i soldi versati dai nuovi iscritti, in un circolo vizioso che crolla quando non si trovano più nuove vittime. Un esempio concreto è il modello delle “HYIP (High Yield Investment Programs)”, piattaforme che offrono interessi giornalieri del 5-10% senza alcun rischio apparente. Queste truffe spesso si presentano con nomi accattivanti e sfruttano i gruppi Telegram per creare un senso di comunità e fiducia tra gli investitori.

L’effetto psicologico è devastante: inizialmente, alcuni utenti ricevono davvero piccole somme, creando l’illusione di un sistema funzionante. Tuttavia, quando la massa degli investitori prova a ritirare i propri fondi, il sistema collassa e i promotori spariscono con il denaro. Questa pratica rientra tra i reati di raccolta abusiva del risparmio (art. 166 D.Lgs. 58/1998, Testo Unico della Finanza – TUF) e frode aggravata (art. 640 c.p.), oltre a poter costituire associazione a delinquere (art. 416 c.p.) se l’organizzazione è strutturata.

Un ulteriore livello di sofisticazione è dato dalle truffe basate sul falso investimento in criptovalute. Alcuni truffatori contattano direttamente le vittime tramite Telegram, WhatsApp o addirittura telefonate, spacciandosi per operatori di piattaforme di scambio come Binance o Blockchain.com. Come riportato nell’inchiesta pubblicata su La Repubblica dagli Avv. Parente e Bianculli, il metodo è subdolo: il truffatore comunica alla vittima che a suo nome esistono criptovalute “bloccate” su un conto, ma che per sbloccarle è necessario versare una somma per tasse o costi amministrativi.

Questo raggiro sfrutta la poca conoscenza tecnica della vittima in materia di criptovalute e si configura come una frode informatica aggravata (art. 640-ter c.p.) e, nei casi più gravi, come riciclaggio di denaro (art. 648-bis c.p.), poiché il denaro sottratto viene reinvestito attraverso operazioni illecite su piattaforme offshore.

Le conseguenze per le vittime di queste truffe sono devastanti, non solo dal punto di vista economico, ma anche psicologico e giuridico. La perdita di ingenti somme di denaro porta spesso a situazioni di grave difficoltà finanziaria, mentre il senso di colpa e la vergogna impediscono a molte persone di denunciare l’accaduto. Tuttavia, è fondamentale agire tempestivamente per limitare i danni e cercare di recuperare il possibile.

Le vittime possono presentare una denuncia alla Polizia Postale, segnalare il caso alla CONSOB (se la truffa riguarda investimenti finanziari) o alla Banca d’Italia. Inoltre, in alcuni casi, si può tentare un chargeback bancario per le transazioni fraudolente, oppure intraprendere un’azione legale per il risarcimento del danno, invocando la responsabilità della banca per mancata vigilanza (art. 10 PSD2 e D.Lgs. 385/1993, Testo Unico Bancario – TUB) dinanzi all’Arbitro Bancario Finanziario.

Alla luce della pervasività di queste truffe, è essenziale un’azione coordinata tra autorità, istituti bancari e professionisti legali per contrastare questo fenomeno. Le piattaforme di messaggistica come Telegram dovrebbero implementare strumenti più efficaci per monitorare e segnalare gruppi sospetti, mentre gli utenti devono essere adeguatamente informati sui rischi del trading online non regolamentato. La diffusione di una maggiore consapevolezza sui meccanismi di queste truffe può ridurre significativamente il numero di vittime e limitare i danni economici e sociali derivanti da queste frodi.

Truffato su Telegram – 15 domande frequenti che ti potrebbero interessare

1. Cos’è una truffa su Telegram?
Le truffe su Telegram sono raggiri orchestrati attraverso gruppi, canali o messaggi diretti su questa piattaforma di messaggistica. Possono riguardare falsi investimenti, phishing, schemi Ponzi, truffe romantiche e altri metodi per sottrarre denaro o dati personali agli utenti.

2. Come posso riconoscere una truffa su Telegram?
Un segnale chiaro di truffa è la promessa di guadagni elevati e facili, la richiesta di inviare denaro a sconosciuti, la pressione a prendere decisioni rapide e l’uso di profili anonimi o con poche informazioni verificabili.

3. Quali sono le truffe più comuni su Telegram?
Le più diffuse includono la truffa dei like (false promesse di guadagni per interazioni social), le finte offerte di lavoro, il phishing, il falso trading online, le truffe romantiche e gli schemi Ponzi travestiti da investimenti.

4. Cosa sono le truffe dei finti investimenti su Telegram?
Si tratta di schemi in cui i truffatori convincono le vittime a investire in piattaforme di trading o criptovalute che in realtà non esistono. I soldi versati vengono trattenuti con scuse come tasse di prelievo o problemi burocratici, fino alla scomparsa dei truffatori.

5. Come funzionano gli schemi Ponzi su Telegram?
Gli schemi Ponzi promettono rendimenti elevati agli investitori iniziali, ma i guadagni vengono pagati con i fondi dei nuovi membri. Quando il flusso di nuovi investitori si esaurisce, il sistema collassa e la maggior parte delle persone perde il denaro investito.

6. Cos’è una truffa romantica su Telegram?
Un truffatore si finge sentimentalmente interessato alla vittima, instaura una relazione online e inizia a chiedere denaro per problemi finanziari, viaggi, emergenze mediche o altre scuse. Dopo aver ricevuto le somme richieste, il truffatore scompare.

7. Come posso verificare se una persona su Telegram è un truffatore?
Puoi fare una ricerca inversa delle immagini per verificare se la foto del profilo è stata rubata, controllare eventuali incongruenze nelle storie raccontate e diffidare di chi chiede denaro o dati personali dopo poco tempo.

8. Cosa devo fare se ho già inviato soldi a un truffatore?
Se hai effettuato un bonifico, contatta immediatamente la tua banca per tentare di bloccare il pagamento. Se hai usato una carta di credito, puoi richiedere un chargeback. Inoltre, devi sporgere denuncia presso la Polizia Postale e segnalare il caso alle autorità competenti.

9. Le truffe su Telegram sono perseguibili penalmente?
Sì, molte di queste truffe rientrano nei reati di truffa aggravata (art. 640 c.p.), frode informatica (art. 640-ter c.p.), riciclaggio di denaro (art. 648-bis c.p.) e, in alcuni casi, associazione a delinquere (art. 416 c.p.).

10. Come posso denunciare una truffa subita su Telegram?
Puoi presentare una denuncia alla Polizia Postale, fornendo tutte le prove disponibili: screenshot delle conversazioni, ricevute di pagamento, e-mail o dati bancari del truffatore. Puoi anche segnalare il profilo o il gruppo sospetto a Telegram.

11. Telegram aiuta le vittime di truffe a recuperare il denaro perso?
No, Telegram non ha strumenti per il recupero di somme perse in truffe. Tuttavia, puoi segnalare i profili e i gruppi fraudolenti, in modo da limitarne la diffusione.

12. Come posso proteggermi dalle truffe su Telegram?
Evita di inviare denaro o informazioni personali a sconosciuti, non cliccare su link sospetti, non scaricare file da mittenti non verificati e attiva l’autenticazione a due fattori per proteggere il tuo account.

13. Le truffe sui finti investimenti possono coinvolgere anche banche o istituzioni finanziarie?
Sì, alcuni truffatori si spacciano per consulenti bancari o operatori di piattaforme di investimento riconosciute, utilizzando documenti falsi e siti web clonati per rendere la truffa più credibile.

14. Cosa fare se un amico o un parente è vittima di una truffa su Telegram?
Parlagliene apertamente, incoraggialo a non effettuare ulteriori pagamenti, aiutarlo a raccogliere prove e sporgere denuncia. In alcuni casi, un supporto legale può essere utile per avviare azioni di recupero delle somme perse.

15. Esistono piattaforme ufficiali dove verificare se un’azienda di trading è legale?
Sì, in Italia puoi consultare il sito della CONSOB, che pubblica una lista nera di broker e piattaforme non autorizzate. A livello europeo, puoi fare riferimento all’ESMA (European Securities and Markets Authority).

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