Ricorso amministrativo INPS e ricorso giudiziario: cosa fare se l’INPS rifiuta o non risponde

Ricorso amministrativo INPS e ricorso giudiziario: cosa fare se l’INPS rifiuta...

By Alessio Di Lella

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Nel panorama previdenziale italiano, capita spesso che un cittadino si trovi nella posizione di dover contestare un provvedimento dell’INPS. In questi casi, ci si imbatte in due percorsi distinti ma complementari: il ricorso amministrativo e il ricorso giudiziario contro l’INPS. Comprendere cosa significa ricorso amministrativo INPS e che significa ricorso giudiziario, e quali siano le condizioni di procedibilità previste dalla legge, è essenziale per evitare di perdere tempo, diritti e denaro.

In questa guida, chiariremo i punti chiave: quando e come fare ricorso, quali sono i termini perentori, come vedere lo stato di un ricorso INPS, e quando è il caso di farsi assistere da un avvocato esperto in materia previdenziale. La trattazione include inoltre riferimenti a fac simile e modelli online, per aiutare il lettore a muoversi consapevolmente.

Cos’è il ricorso amministrativo all’INPS e quando si presenta

Il ricorso amministrativo all’INPS è un’istanza formale con cui un cittadino contesta un provvedimento dell’ente, come un diniego o una decurtazione di prestazioni pensionistiche, di invalidità o di sostegno al reddito. Si presenta tipicamente entro 90 giorni dalla notifica del provvedimento, come stabilito dall’art. 46 della Legge n. 88 del 1989. Tale termine è perentorio, e il suo mancato rispetto può comportare la decadenza del diritto di impugnare l’atto in sede amministrativa.

Il ricorso può essere reperito sul sito ufficiale dell’ente o presso i patronati. In alcuni casi, la presentazione del ricorso può essere effettuata anche telematicamente, attraverso il portale Ricorso INPS online modello, previa autenticazione con SPID, CIE o CNS.

La funzione del ricorso amministrativo è quella di permettere all’ente stesso di riesaminare il provvedimento impugnato senza l’intervento del giudice. Ma attenzione: quando il ricorso amministrativo è condizione di procedibilità? Solo in determinati casi tassativamente previsti dalla legge, come ad esempio nel procedimento di riconoscimento dell’invalidità civile, dove l’art. 442 c.p.c., come modificato dal D.L. 98/2011 convertito in L. 111/2011, impone il previo accertamento sanitario ex art. 445-bis c.p.c.

Quando si può (o si deve) fare un ricorso giudiziario contro l’INPS

Il ricorso giudiziario contro l’INPS si configura come un atto introduttivo di un giudizio davanti al Tribunale del Lavoro, territorialmente competente. Si parla correttamente di ricorso ex art. 414 c.p.c., che deve contenere tutte le indicazioni prescritte dalla norma (fatti, domande, documenti, mezzi di prova).

Ma cosa significa ricorso giudiziario? Si tratta della vera e propria azione legale con cui si chiede al giudice di annullare o riformare il provvedimento dell’INPS, dichiararlo illegittimo e condannare eventualmente l’ente al pagamento delle somme non corrisposte. Il ricorso giudiziario contro INPS è solitamente predisposto da un avvocato esperto in ricorsi INPS, anche se nulla vieta la redazione personale da parte del ricorrente, in casi semplici. Tuttavia, per le questioni più delicate (come il riconoscimento di malattia professionale, TFR, assegno sociale), la tutela legale è fortemente raccomandata.

Quanto ai termini, il ricorso giudiziario va presentato entro sei mesi dal rigetto del ricorso amministrativo o, in mancanza di risposta, entro sei mesi dalla scadenza dei 90 giorni previsti per la risposta stessa. In quest’ultimo caso si parla di ricorso amministrativo INPS “silenzio rigetto”, situazione in cui l’inerzia dell’ente equivale a un diniego tacito. I termini per impugnare un provvedimento INPS sono dunque molto stretti, e la decorrenza esatta va valutata attentamente caso per caso.

Termini, costi e documenti per fare ricorso al giudice del lavoro

Nel momento in cui si opta per l’azione giudiziaria, occorre tener presente che il ricorso deve essere depositato in Tribunale, nella sezione Lavoro, con modalità diverse a seconda della procedura seguita (cartacea o telematica). I termini per il ricorso giudiziario contro provvedimento INPS sono disciplinati anche dagli articoli 6 e 7 del D.Lgs. n. 150/2011, che regolano le controversie previdenziali in maniera semplificata rispetto al rito ordinario.

Il ricorso deve contenere copia del provvedimento impugnato, eventuali comunicazioni ricevute, il verbale del ricorso amministrativo (se presentato), e ogni documentazione utile a sostenere la domanda. La parte può costituirsi personalmente, ma in pratica ciò avviene solo per casi di modesta entità. Nella maggior parte dei casi è necessario farsi assistere da un avvocato specializzato in diritto previdenziale, capace di analizzare i profili di illegittimità del provvedimento e proporre una strategia processuale efficace.

Per quanto riguarda i costi, il contributo unificato è spesso esente nelle cause previdenziali, ai sensi dell’art. 10, comma 6, del D.P.R. 115/2002. Tuttavia, l’onorario dell’avvocato è a carico della parte, salvo che il giudice disponga la rifusione delle spese in caso di vittoria. Chi versa in stato di difficoltà economica può richiedere il patrocinio a spese dello Stato, presentando apposita istanza.

Cosa succede se l’INPS non risponde al ricorso amministrativo

Una delle domande più comuni è: ricorso INPS, tempi di risposta? La legge, in assenza di indicazioni specifiche per ogni singola prestazione, stabilisce che l’INPS ha 90 giorni di tempo per rispondere a un ricorso amministrativo. Questo termine ha natura perentoria, come ribadito dalla giurisprudenza costante. In caso di mancata risposta entro tale termine, si parla tecnicamente di silenzio rigetto, che consente al cittadino di adire il giudice.

Dunque, se sono decorsi 90 giorni dalla presentazione del ricorso amministrativo, e non è pervenuta alcuna comunicazione da parte dell’ente, è possibile (e consigliabile) avviare il ricorso giudiziario entro i successivi sei mesi. Trascorso anche questo termine, l’azione potrebbe essere irrimediabilmente preclusa per decadenza.

Chi si domanda come vedere lo stato di un ricorso INPS può accedere al portale www.inps.it, sezione “Servizi”, voce “Ricorsi amministrativi”, oppure rivolgersi a un patronato o all’avvocato di fiducia. È importante monitorare lo stato del ricorso, perché il termine per il ricorso giudiziario decorre anche in assenza di notifiche ufficiali.

Quando conviene rivolgersi a un avvocato per ricorrere contro l’INPS

Anche se la normativa non impone sempre la difesa tecnica, nella prassi il ricorso contro l’INPS senza avvocato può risultare inefficace. Il diritto previdenziale è infatti un settore estremamente tecnico, dove le norme si intrecciano con circolari, orientamenti giurisprudenziali e prassi amministrative spesso contraddittorie. Un avvocato esperto in previdenza sociale è in grado non solo di redigere correttamente l’atto introduttivo, ma anche di interloquire con l’INPS in fase stragiudiziale per tentare una composizione bonaria della vertenza.

Inoltre, la valutazione delle condizioni di procedibilità, dei termini decadenziali, e la scelta del rito applicabile (previdenziale, ordinario, sommario) è fondamentale per evitare inammissibilità o rigetti. L’assistenza legale consente infine di predisporre eventuali istanze urgenti, ad esempio per l’immediato pagamento di somme dovute a titolo di pensione o indennità.

Ricorso amministrativo INPS e ricorso giudiziario: 12 domande frequenti che ti potrebbero interessare

1. Cosa significa ricorso amministrativo INPS?
Il ricorso amministrativo INPS è un’istanza presentata direttamente all’ente per contestare un provvedimento, come un diniego di pensione o una prestazione rifiutata. Si tratta di una procedura interna e non giudiziaria.

2. Cosa significa ricorso giudiziario contro l’INPS?
Il ricorso giudiziario è un’azione legale proposta davanti al giudice del lavoro per ottenere l’annullamento di un provvedimento INPS o il riconoscimento di una prestazione negata.

3. Qual è il termine per fare ricorso amministrativo all’INPS?
Il termine perentorio è di 90 giorni dalla notifica del provvedimento contestato, come stabilito dalla Legge n. 88/1989.

4. Cosa succede se l’INPS non risponde al ricorso amministrativo?
Se l’INPS non risponde entro 90 giorni, si configura un silenzio rigetto e il cittadino può proporre ricorso giudiziario entro sei mesi.

5. È obbligatorio fare prima il ricorso amministrativo prima di andare dal giudice?
Solo in alcuni casi specifici, come per l’invalidità civile, dove la legge prevede espressamente il previo ricorso amministrativo. Negli altri casi è facoltativo.

6. Come si presenta un ricorso giudiziario contro l’INPS?
Il ricorso giudiziario si presenta con atto scritto al Tribunale, sezione Lavoro, secondo il rito previsto dall’art. 414 c.p.c., preferibilmente con l’assistenza di un avvocato.

7. Quali sono i termini per il ricorso giudiziario contro provvedimento INPS?
Il termine è di sei mesi dal rigetto esplicito o tacito (in caso di silenzio dopo 90 giorni) del ricorso amministrativo.

8. Quanto costa fare ricorso contro l’INPS?
Nella maggior parte delle cause previdenziali non si paga il contributo unificato. Restano a carico del ricorrente le eventuali spese legali, salvo rimborso in caso di vittoria.

9. Dove trovo un fac simile di ricorso contro l’INPS?
Fac simile aggiornati sono disponibili presso patronati, sul sito dell’INPS o possono essere predisposti da un avvocato.

10. Come vedere lo stato di un ricorso INPS online?
Accedendo al sito www.inps.it, nella sezione “Ricorsi amministrativi”, con SPID o CIE, è possibile monitorare l’avanzamento del proprio ricorso.

11. Cosa succede se perdo il ricorso giudiziario contro l’INPS?
In caso di rigetto, il provvedimento dell’INPS resta valido. Il giudice può inoltre condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

12. Conviene rivolgersi a un avvocato per fare ricorso contro l’INPS?
Sì, soprattutto nei casi complessi o con alto valore economico. L’avvocato valuta i profili di illegittimità e segue l’intero iter legale in modo tecnico e strategico.

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