Il caso della cooperativa di Foggia risorta dopo l’interdittiva antimafia

Il caso della cooperativa di Foggia risorta dopo l’interdittiva antimafia

By Alessio Di Lella

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L’ordinamento italiano, attraverso il sistema delle interdittive antimafia, mira a prevenire e contrastare il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività economiche. L’interdittiva antimafia non è un provvedimento penale, ma una misura amministrativa di prevenzione che si basa sul rischio e non sulla prova piena del reato. L’obiettivo è quello di impedire che imprese potenzialmente esposte o vulnerabili possano ottenere commesse pubbliche o svolgere attività che le pongano in relazione con la pubblica amministrazione, qualora emergano elementi anche solo indiziari di condizionamento mafioso. L’istituto nasce dalla logica preventiva che caratterizza il sistema italiano di contrasto alle mafie, dove la tutela dell’interesse pubblico alla legalità negli appalti prevale sulla mera libertà contrattuale.

Da anni la giurisprudenza amministrativa ha consolidato un orientamento secondo cui non è necessario provare un’effettiva collusione, essendo sufficiente la presenza di indizi concreti e attuali che facciano ritenere il rischio di condizionamento mafioso.

Il controllo giudiziario ex art. 34-bis D.Lgs. 159/2011: un meccanismo di riequilibrio

Proprio per evitare che l’interdittiva antimafia si trasformi automaticamente in una condanna definitiva alla chiusura delle imprese coinvolte, il legislatore ha introdotto l’istituto del controllo giudiziario. L’articolo 34-bis del D.Lgs. 159/2011 consente, su istanza dell’impresa o su richiesta della Prefettura, al Tribunale competente di disporre la sottoposizione a controllo giudiziario di quelle aziende che, pur avendo ricevuto un’interdittiva, dimostrino di voler avviare un serio percorso di risanamento e bonifica interna. Si tratta di uno strumento prezioso perché consente di coniugare due esigenze fondamentali: da un lato, impedire che il rischio mafioso si concretizzi nella gestione societaria; dall’altro, salvaguardare l’attività produttiva, i livelli occupazionali e il valore economico dell’impresa quando vi sia la concreta possibilità di un recupero virtuoso.

Il controllo giudiziario, infatti, consente all’impresa di proseguire la propria attività sotto la supervisione di un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, il quale vigila sull’attuazione di misure correttive, sulla trasparenza degli assetti societari e sulla regolarità delle procedure aziendali.

La centralità della fase di self-cleaning aziendale durante il controllo giudiziario

Durante il periodo di controllo giudiziario l’impresa è chiamata a dimostrare concretamente il proprio impegno per la bonifica interna. Il self-cleaning aziendale rappresenta il cuore di questo percorso. Si tratta di un complesso processo di riorganizzazione interna, che implica la revisione dei protocolli di governance, il rafforzamento dei controlli interni, l’introduzione di codici etici vincolanti e l’applicazione di procedure rigorose per prevenire ogni possibile rischio di condizionamento illecito. Solo attraverso l’effettivo adeguamento delle proprie strutture, l’impresa può avviarsi verso il pieno recupero di affidabilità pubblica.

La funzione dell’amministratore giudiziario non è solo quella di sorveglianza, ma diventa in concreto una guida per l’azienda, accompagnandola nel percorso di risanamento e certificando il superamento delle criticità rilevate nella fase iniziale dell’interdittiva.

Il caso Tre Fiammelle a Foggia: un esempio concreto di esito virtuoso del sistema

Proprio in questi giorni il caso della Cooperativa Tre Fiammelle di Foggia sta tornando all’attenzione pubblica come esempio emblematico del buon funzionamento dell’intero sistema normativo. La cooperativa, attiva nel settore dei servizi integrati e del Facility Management da oltre sessant’anni, aveva ricevuto un’interdittiva antimafia nel 2023. A seguito di ciò, il Tribunale Ordinario di Bari aveva disposto il controllo giudiziario ex art. 34-bis, avviando un percorso di profondo risanamento aziendale sotto la guida dell’amministratore giudiziario e con una nuova presidenza.

Dopo due anni di self-cleaning, revisione dei protocolli interni e rafforzamento dei sistemi di trasparenza e governance, la cooperativa ha recentemente conquistato un importante traguardo operativo. Pochi giorni fa, infatti, la Stazione Unica Appaltante della Provincia di Foggia ha ufficialmente assegnato a Tre Fiammelle l’appalto triennale per la sanificazione e manutenzione degli immobili comunali, superando oltre venti concorrenti di rilievo nazionale. Un risultato che non rappresenta solo la vittoria di una gara, ma diventa testimonianza tangibile dell’efficacia concreta dell’istituto del controllo giudiziario come strumento di recupero produttivo e reputazionale, perfettamente in linea con le finalità preventive e non meramente sanzionatorie del diritto antimafia italiano.

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