Come Rimuovere Informazioni Personali da Google per Motivi Legali
Gennaio 18, 2025
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Il Garante per la Protezione dei Dati Personali definisce i dati personali come qualsiasi informazione che identifica o rende identificabile una persona fisica. Questa definizione, sancita dall’articolo 4 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), comprende dati diretti come nome, indirizzo e numero di telefono, ma anche indiretti come l’indirizzo IP, i cookie e qualsiasi informazione che, incrociata con altre, consenta di risalire all’identità dell’individuo. Questa interpretazione ampia mira a garantire una protezione completa della privacy personale in un contesto in cui la tecnologia consente una raccolta e un trattamento massivi di informazioni.
I dati personali includono inoltre informazioni che, pur non identificando immediatamente una persona, possono rivelarsi tali se associate ad altri elementi. Ad esempio, le foto, i video e i commenti sui social media possono diventare strumenti per tracciare il profilo di un individuo.
La protezione di questi dati è essenziale per prevenire abusi, discriminazioni e violazioni della privacy, in particolare in un’epoca in cui i dati sono diventati una risorsa economica di valore inestimabile.
Il Garante sottolinea inoltre che il trattamento dei dati personali deve avvenire nel rispetto dei principi fondamentali sanciti dal GDPR: liceità, correttezza, trasparenza, minimizzazione dei dati, limitazione della conservazione e integrità. Ogni trattamento che non rispetta tali principi è considerato illecito e può essere oggetto di reclami o sanzioni.
Diritto all’oblio su Google
Il diritto all’oblio, consacrato nella storica sentenza del caso Google Spain v. Costeja (C-131/12), rappresenta una pietra miliare nella tutela della privacy. Nel 2014, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che i motori di ricerca, come Google, devono rimuovere dai risultati le informazioni non più rilevanti o obsolete, su richiesta dell’interessato. Nel caso in esame, Mario Costeja González, un cittadino spagnolo, aveva chiesto la rimozione di un annuncio pubblicato anni prima riguardante la vendita all’asta di un immobile, sostenendo che l’informazione fosse ormai priva di interesse pubblico e dannosa per la sua reputazione.
La Corte ha bilanciato il diritto alla privacy del singolo con il diritto della collettività all’informazione, stabilendo che quest’ultimo può essere sacrificato quando l’interesse pubblico a mantenere disponibili certe informazioni è marginale rispetto al danno subito dall’individuo. Questa sentenza ha aperto la strada a migliaia di richieste di deindicizzazione in tutta Europa, costringendo Google e altri motori di ricerca a implementare strumenti per gestire tali richieste.
Il modulo di presentazione della richiesta
Per esercitare il diritto all’oblio, Google ha messo a disposizione un modulo online specifico, che richiede l’inserimento di informazioni dettagliate. Il modulo richiede al richiedente di specificare:
- Gli URL che contengono informazioni lesive.
- Il motivo della richiesta, inclusa una spiegazione sul perché tali contenuti violano il diritto alla privacy o sono dannosi.
- Documentazione aggiuntiva, come copie di documenti di identità e prove a supporto delle affermazioni.
L’assistenza di un avvocato esperto in diritto all’oblio è essenziale per compilare correttamente il modulo e fornire le giustificazioni legali necessarie. Gli errori nella compilazione possono comportare il rigetto della richiesta, costringendo il richiedente a ricorrere al Garante per la Protezione dei Dati o ad azioni legali più complesse.
Le Linee Guida 5/2019: un pilastro per l’esercizio del diritto all’oblio
Le Linee Guida 5/2019 emanate dal Comitato Europeo per la Protezione dei Dati (EDPB) costituiscono un documento fondamentale per comprendere e applicare in maniera uniforme il diritto all’oblio nei casi che riguardano i motori di ricerca, come Google. Questo testo approfondisce i criteri che le Autorità Garanti dei vari Stati membri devono considerare per valutare le richieste di deindicizzazione ai sensi del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). L’obiettivo delle linee guida è bilanciare i diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati personali con il diritto all’informazione e alla libertà di espressione, garantendo al contempo un approccio coerente in tutta l’Unione Europea.
Principali criteri di valutazione
Interesse Pubblico e Rilevanza Sociale: Il primo criterio fondamentale è valutare se i contenuti richiesti per la deindicizzazione abbiano ancora un valore informativo rilevante per la collettività. Ad esempio, notizie su personaggi pubblici, figure politiche, attività aziendali o eventi di impatto sociale sono generalmente considerate di interesse pubblico. Questo principio si basa sul diritto della società ad accedere a informazioni che possono influire sul dibattito pubblico o sulla formazione delle opinioni.
Obsolescenza e Contestualizzazione: Un elemento cruciale è il tempo trascorso dalla pubblicazione dei contenuti. Le informazioni non più attuali, che non rappresentano più il contesto reale del soggetto o che sono diventate irrilevanti per il pubblico, possono essere rimosse. Le linee guida specificano che la valutazione deve tenere conto del mutamento delle circostanze personali del richiedente e dell’eventuale superamento del fatto descritto.
Danno Causato al Richiedente: L’EDPB sottolinea che maggiore è il danno arrecato dalla permanenza online delle informazioni, più alta è la probabilità di accoglimento della richiesta. Il danno può essere di natura morale, come l’ansia o l’imbarazzo derivanti dalla divulgazione, oppure patrimoniale, come la perdita di opportunità lavorative o contrattuali.
Veridicità e Accuratezza dei Contenuti: Le linee guida pongono particolare attenzione alla veridicità delle informazioni. Se i dati risultano inesatti, incompleti o fuorvianti, la loro permanenza online può compromettere la reputazione del richiedente, giustificando la loro deindicizzazione.
Specificità delle richieste di deindicizzazione
Le linee guida insistono sulla necessità che ogni richiesta sia supportata da una spiegazione dettagliata del pregiudizio subito. In questo contesto, è fondamentale l’assistenza di un legale che possa fornire una rappresentazione chiara e convincente del danno subito dal richiedente, supportata da documentazione aggiuntiva, come perizie o testimonianze.
Applicazione tecnica e giuridica del principio
Secondo le linee guida, i motori di ricerca devono applicare un approccio proporzionato: in caso di accoglimento, la deindicizzazione deve avvenire su tutte le versioni nazionali del motore, non limitandosi a quelle dell’Unione Europea. Questa estensione è giustificata dal principio di effettività, che garantisce che i dati personali non possano essere consultati in altre giurisdizioni, vanificando la protezione accordata.
Ruolo del Garante e del Giudice
Le linee guida 5/2019 riconoscono un ruolo centrale alle Autorità Garanti nazionali e ai giudici nel risolvere eventuali controversie tra i richiedenti e i motori di ricerca. Queste istituzioni hanno il compito di verificare l’applicazione corretta dei criteri, emettere provvedimenti vincolanti e garantire il rispetto dei diritti fondamentali.
Le Linee Guida 5/2019 rappresentano una bussola giuridica per orientare sia i cittadini che gli operatori del settore nella gestione delle richieste di diritto all’oblio, promuovendo una tutela equilibrata e armonizzata in tutta l’Unione Europea.
L’attenzione a fattori come l’interesse pubblico, il tempo trascorso e il danno arrecato garantisce un processo di valutazione robusto, in grado di tutelare i diritti individuali senza compromettere l’accesso alle informazioni di rilevanza collettiva.
Cancellare Notizie da Google: un processo complesso ma essenziale per la tutela della reputazione online
La cancellazione di notizie da Google non implica la rimozione definitiva di contenuti da internet, ma soltanto la loro deindicizzazione, che li rende non più reperibili attraverso specifiche ricerche sul motore. Questo processo si inserisce all’interno delle normative del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e delle linee guida nazionali, come la recente Riforma Cartabia, che ha rafforzato il diritto all’oblio per coloro che sono stati assolti o il cui procedimento penale è stato archiviato. Tuttavia, l’operazione richiede una metodologia rigorosa e un’approfondita comprensione del quadro normativo e tecnico.
La procedura per cancellare notizie da Google inizia generalmente con l’identificazione delle URL che si desiderano rimuovere dai risultati di ricerca. Queste devono essere raccolte in modo accurato, evitando errori che potrebbero comprometterne l’efficacia. A tal fine, Google consiglia di utilizzare funzioni come “Copia indirizzo link” dal menu contestuale del browser, evitando di copiare l’URL visibile nella barra degli indirizzi. Questa accortezza garantisce che ogni URL sia precisa e non venga influenzata da parametri aggiuntivi o percorsi ridondanti che possono esistere nei sistemi web.
Una volta identificati i contenuti, si passa alla compilazione del Modulo di Rimozione per Informazioni Personali, che rappresenta il canale ufficiale attraverso il quale è possibile inoltrare una richiesta a Google. Questo documento richiede l’inserimento di dati personali, una descrizione dettagliata delle informazioni da rimuovere e la motivazione della richiesta, corredata da prove che dimostrino la lesività dei contenuti in questione. Ad esempio, per notizie di cronaca penale, è fondamentale allegare documenti come sentenze di assoluzione o decreti di archiviazione.
In alternativa, quando il contenuto presenta violazioni delle politiche di Google o è legato a pratiche abusive, è possibile inviare segnalazioni attraverso moduli dedicati.
Nonostante queste premesse, non sempre Google accoglie le richieste di rimozione di notizie. La mancata accettazione è spesso legata alla valutazione del contenuto come rilevante per l’interesse pubblico. In questi casi, la normativa prevede la possibilità di ricorrere al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Il reclamo al Garante rappresenta una procedura più articolata che richiede la presentazione di una documentazione tecnica e legale completa, nonché l’assistenza di professionisti esperti. Il procedimento può includere audizioni e lo scambio di memorie tra le parti coinvolte, con una durata media di circa 12 mesi.
Infine, è importante notare che la deindicizzazione si applica esclusivamente alle ricerche del nominativo dell’interessato e non elimina i contenuti dai siti web ospitanti. Pertanto, in parallelo alla richiesta a Google, è consigliabile contattare direttamente i webmaster dei siti che ospitano tali contenuti, richiedendone la rimozione definitiva. Anche in questi casi, un avvocato può rivelarsi indispensabile per negoziare la cancellazione e garantire che i diritti dell’interessato siano rispettati.
L’efficacia di una richiesta di deindicizzazione dipende non solo dalla solidità delle prove presentate, ma anche dalla conoscenza approfondita delle normative e dei meccanismi tecnici che regolano il funzionamento dei motori di ricerca. Per questo motivo, è fortemente raccomandato affidarsi a professionisti del settore, come avvocati specializzati in diritto all’oblio, che possano guidare il richiedente in ogni fase del processo, assicurandosi che tutte le azioni intraprese siano conformi alle leggi vigenti.
Potrebbe interessarti leggere questa guida alla rimozione di notizie da Google, scritta da Punto Informatico in collaborazione con Cyber Lex.
Motivi Legali per Rimuovere Informazioni Personali da Google
La rimozione di informazioni personali dai risultati di ricerca di Google è una misura essenziale per tutelare i diritti individuali, in particolare la privacy e la reputazione, quando i contenuti online violano norme legali o producono danni ingiustificati. Questa possibilità si fonda su una combinazione di principi sanciti dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e da pronunce giurisprudenziali che hanno definito criteri e modalità di esercizio del diritto all’oblio. Vediamo in dettaglio i principali motivi legali per richiedere la rimozione e come essi si articolano, così come articolati nella Guida di Ricerca Google per la rimozione.
Ingiunzioni del Tribunale
Quando un giudice emette un’ingiunzione che ordina la rimozione di specifici contenuti dal web, Google è tenuto a conformarsi. Questa misura si applica soprattutto in casi di violazioni della legge, come diffamazione, pubblicazione illecita di dati personali, o abuso di immagine.
Per inoltrare una richiesta basata su un’ingiunzione, è necessario utilizzare un apposito modulo fornito da Google, che richiede di allegare il documento ufficiale del tribunale. L’ingiunzione deve includere informazioni precise, come:
- Gli URL specifici che devono essere rimossi.
- La motivazione legale, ovvero la sezione della sentenza che giustifica la rimozione.
- L’identificazione della parte lesa.
Se l’ingiunzione non identifica in modo chiaro i contenuti da rimuovere o non fornisce gli URL specifici, Google può rifiutare la richiesta. In questi casi, è fondamentale l’assistenza legale per assicurarsi che il provvedimento del tribunale sia formulato in modo adeguato e completo.
Violazioni del Copyright e dei Diritti di Proprietà Intellettuale
I contenuti che violano il copyright, come immagini, video o testi protetti da diritti d’autore pubblicati senza autorizzazione, rappresentano un altro motivo valido per richiedere la rimozione. Ai sensi del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) e delle normative europee sul diritto d’autore, è possibile inviare a Google una richiesta di rimozione compilando il modulo specifico per violazioni del copyright.
Questa procedura richiede di fornire:
- Una descrizione dettagliata del contenuto protetto.
Prove che dimostrino il possesso del diritto d’autore.
Gli URL specifici che ospitano il contenuto illecito.
Le richieste per violazioni di copyright devono essere inviate con precisione tecnica e legale per evitare il rigetto. Inoltre, chi inoltra una richiesta infondata o abusiva può essere soggetto a sanzioni legali per falsa dichiarazione.
Contenuti di Doxxing e Pubblicazione di Informazioni Personali
La pubblicazione di informazioni identificative, come numeri di telefono, indirizzi e documenti personali, senza il consenso dell’interessato può configurare il reato di doxxing. Questa pratica è considerata una grave violazione della privacy, in quanto espone le persone a rischi di stalking, molestie o furti di identità.
Google consente di segnalare e richiedere la rimozione di tali contenuti attraverso un modulo dedicato.
L’interessato deve dimostrare:
- Che i dati pubblicati consentano l’identificazione personale.
- Che la pubblicazione è avvenuta senza consenso.
- Che i contenuti creano un rischio reale per la sicurezza o la privacy.
Contenuti Espliciti o Intimi Condivisi senza Consenso
La pubblicazione di materiale esplicito o intimo senza il consenso dell’interessato, noto come revenge porn, costituisce un reato in molte giurisdizioni, inclusa l’Italia. Google ha adottato politiche rigorose per rimuovere questi contenuti dai suoi risultati di ricerca.
La richiesta deve includere:
- Una descrizione del contenuto in questione.
Prove che dimostrino che il materiale è stato pubblicato senza consenso.
Gli URL dei contenuti.
Questo processo è soggetto a una verifica rapida, data la gravità delle conseguenze per la vittima.
Contenuti Ingiuriosi, Diffamatori o Non Veritieri
La pubblicazione di contenuti falsi, ingiuriosi o diffamatori può ledere gravemente la reputazione e la dignità di una persona. La giurisprudenza italiana, in particolare il caso Pezzano, ha stabilito che Google può essere considerato corresponsabile se non rimuove contenuti lesivi segnalati in modo corretto.
Per avviare la procedura di rimozione, è necessario dimostrare:
- Che i contenuti sono falsi o diffamatori.
Che il danno subito è concreto e dimostrabile.
Che l’interessato ha già tentato di contattare il webmaster del sito senza successo.
Un avvocato specializzato può essere determinante nell’acquisizione delle prove e nella presentazione di una richiesta efficace.
Contenuti Correlati a Minori
Google presta particolare attenzione ai contenuti che coinvolgono minorenni. Foto, video o informazioni personali relative a persone di età inferiore ai 18 anni possono essere rimosse su richiesta dei genitori o dei tutori legali. Questa protezione mira a salvaguardare i diritti dei minori e prevenire l’uso improprio delle loro informazioni.
Altri Motivi Legali Previsti dal GDPR
L’articolo 17 del GDPR sancisce il diritto alla cancellazione dei dati personali in vari scenari, tra cui:
Dati non più necessari per le finalità per cui sono stati raccolti.
Trattamento illecito dei dati.
Revoca del consenso da parte dell’interessato.
Ai sensi dell’articolo 82 del GDPR, chiunque subisca un danno materiale o immateriale a causa della violazione del regolamento ha diritto a un risarcimento. In questo contesto, un avvocato può valutare se sussistono i presupposti per un’azione risarcitoria contro Google o altri soggetti coinvolti.
La varietà di motivi legali e la complessità delle procedure per la rimozione di contenuti rendono fondamentale l’assistenza di un avvocato specializzato. Dall’analisi delle circostanze alla preparazione della documentazione, fino al ricorso al Garante per la Protezione dei Dati o ai tribunali, il legale rappresenta un alleato imprescindibile per garantire la tutela dei propri diritti e, laddove applicabile, come vedremo in seguito, ottenere anche un risarcimento adeguato per il danno subito.
Contattare il Webmaster: un passaggio cruciale per la rimozione di contenuti online
Per rimuovere contenuti indesiderati dal web, il primo passo fondamentale consiste nel contattare il proprietario del sito web, spesso indicato come “webmaster”. Sebbene Google possa deindicizzare URL specifici dai risultati di ricerca, ciò non elimina i contenuti originari dal sito. Questo significa che tali contenuti possono ancora essere accessibili tramite l’URL diretto, i social media o altri motori di ricerca. Affrontare la questione alla radice, direttamente con il proprietario del sito, è quindi essenziale per ottenere una rimozione completa e permanente.
Perché è Importante Contattare il Webmaster?
La deindicizzazione operata da Google garantisce una visibilità ridotta dei contenuti nei risultati di ricerca, ma non li cancella dal web. Le informazioni continuano a esistere nel sito originale e possono essere recuperate in vari modi. Rivolgersi al webmaster è l’unica strada per eliminare completamente i dati da internet, bloccando qualsiasi possibilità di accesso futuro.
Questo approccio risulta particolarmente utile nei casi di:
- Pubblicazione non autorizzata di dati personali.
Diffamazione o contenuti offensivi.
Violazioni del copyright, che richiedono la rimozione definitiva del materiale protetto.
Esistono diverse modalità per rintracciare e contattare il proprietario di un sito. Ecco i metodi principali:
Link “Contattaci” sul sito web: La maggior parte dei siti web fornisce una pagina “Contattaci”, dove vengono indicati un modulo di contatto, un indirizzo email o altre modalità per comunicare con il proprietario. Questa è spesso la via più diretta e immediata per inoltrare una richiesta di rimozione.
Utilizzo del servizio WHOIS: Se il sito non dispone di una pagina di contatto, è possibile eseguire una ricerca WHOIS per ottenere informazioni sul proprietario. WHOIS è un servizio che consente di identificare il registrante di un dominio, mostrando informazioni come Nome del proprietario del dominio, Indirizzo email del registrante, Dettagli del contatto amministrativo o tecnico. Per effettuare una ricerca, basta accedere a un servizio WHOIS gratuito (ad esempio su ICANN.org) e digitare il nome del dominio. I dati di contatto utili si trovano nella sezione “Email registrante” o “Contatto amministrativo”.
Contattare la società di hosting: Se il proprietario del sito non risponde o i dati di contatto non sono disponibili, è possibile rivolgersi alla società di hosting. Questa informazione è solitamente inclusa nei risultati della ricerca WHOIS. La società di hosting può agire da intermediario o, in alcuni casi, rimuovere i contenuti direttamente, se violano le loro politiche d’uso.
Redigere una Richiesta di Rimozione Efficace
Quando si contatta il webmaster, è importante redigere una richiesta chiara, educata e professionale. Ecco alcuni consigli per strutturare il messaggio:
Identificare i contenuti specifici: Indicare chiaramente gli URL e descrivere i contenuti che si desidera rimuovere.
Motivare la richiesta: Spiegare le ragioni della richiesta, ad esempio la violazione della privacy, la diffamazione o il danno morale subito.
Fornire documentazione di supporto: Allegare eventuali sentenze, ingiunzioni, o altre prove a sostegno della richiesta.
Chiedere una risposta tempestiva: Specificare un termine ragionevole per ricevere una risposta.
Contattare il Webmaster di un sito web, consulta la Guida di Supporto Google
Come Procedere se il Webmaster Non Risponde?
Non sempre è possibile ottenere una risposta positiva dal proprietario del sito. In questi casi, si può ricorrere a Google per la deindicizzazione. Dopo aver tentato inutilmente di contattare il webmaster, è possibile richiedere la rimozione delle informazioni obsolete attraverso gli strumenti di Google, fornendo prove del tentativo di contatto. Un alternativa, consultare un avvocato: un legale esperto può intervenire formalmente per contattare il webmaster o valutare azioni legali, come un’ingiunzione del tribunale. L’assistenza legale è spesso indispensabile per affrontare queste situazioni complesse. Un avvocato specializzato può redigere lettere formali per il webmaster o la società di hosting, verificare che i contenuti violino effettivamente le normative applicabili, supportare l’interessato in caso di azioni legali.
In sintesi, contattare il webmaster è un passo fondamentale per ottenere una rimozione completa dei contenuti dal web. Sebbene possa sembrare un processo semplice, spesso richiede competenze tecniche e legali per garantire un esito positivo e risolvere eventuali ostacoli che si possono incontrare lungo il percorso.
Chiedere il risarcimento dei danni: un aspetto fondamentale del diritto all’oblio
La violazione dei diritti alla privacy e alla reputazione online non si limita alla presenza di contenuti lesivi sul web, ma può causare danni materiali e immateriali che meritano adeguato risarcimento. Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) fornisce una base normativa solida per richiedere il risarcimento dei danni derivanti da violazioni del diritto alla protezione dei dati personali. L’articolo 82 del GDPR stabilisce che “chiunque subisca un danno materiale o immateriale causato da una violazione del presente Regolamento ha il diritto di ottenere il risarcimento del danno dal titolare del trattamento o dal responsabile del trattamento”. Questo diritto si applica anche a casi che coinvolgono motori di ricerca come Google.
I danni derivanti dalla mancata rimozione di informazioni personali possono essere classificati in due categorie principali:
Danni immateriali: includono il danno morale (sofferenza emotiva, stress, o ansia causati dalla presenza di contenuti lesivi online).
Lesione della reputazione personale o professionale: perdita di stima sociale o pregiudizio alla carriera lavorativa a causa della diffusione di informazioni negative o false.
Danni materiali: si riferiscono a perdite economiche concrete, come mancata stipula di contratti lavorativi o commerciali, riduzione del valore economico della propria immagine pubblica, costi legali e tecnici sostenuti per ottenere la rimozione dei contenuti.
La determinazione del danno richiede una valutazione approfondita, supportata da prove documentali e testimonianze. È qui che il ruolo di un avvocato diventa centrale, poiché garantisce che ogni elemento di danno venga adeguatamente quantificato e presentato.
Giurisprudenza Rilevante: il caso Adriano Pezzano
Un esempio significativo è rappresentato dal caso Pezzano, in cui la Corte ha riconosciuto la responsabilità di Google per il mancato rispetto del diritto all’oblio. In questa vicenda, il ricorrente aveva subito danni significativi a causa della persistenza di informazioni obsolete e lesive nei risultati di ricerca. Il giudice ha stabilito che, sebbene Google agisca come intermediario, la sua responsabilità sussiste quando non rimuove contenuti che violano i diritti fondamentali dell’individuo, nonostante una richiesta formale. Questo caso ha segnato un punto di svolta nella giurisprudenza italiana, consolidando il principio per cui i motori di ricerca devono operare con diligenza per evitare danni ulteriori agli interessati.
Procedura per Ottenere il Risarcimento
La richiesta di risarcimento può essere avanzata in sede giudiziaria, presentando un’azione civile contro il titolare o il responsabile del trattamento, promuovendo un’azione legale presso il tribunale civile, basandosi sull’art. 82 del GDPR. Questo tipo di azione permette di ottenere:
- Risarcimenti più elevati, soprattutto per danni patrimoniali di grande entità.
Una decisione vincolante che può includere anche sanzioni per il responsabile.
L’assistenza legale è indispensabile per redigere una citazione adeguata, quantificare i danni e gestire eventuali perizie tecniche.
Come Google Affronta le Richieste di Risarcimento
Google, pur dichiarandosi conforme al GDPR, elabora le richieste di risarcimento con estrema attenzione, spesso adottando una linea difensiva rigorosa. La multinazionale tende a sostenere che la semplice indicizzazione di contenuti non costituisce violazione diretta dei diritti dell’interessato, trasferendo la responsabilità al webmaster o al sito che ospita i contenuti.
Tuttavia, casi come Pezzano, assistito dagli avvocati Angelica Parente e Domenico Bianculli del Foro di Roma, dimostrano che questa difesa non sempre regge in tribunale, soprattutto quando è evidente che Google non ha agito tempestivamente per rimuovere i contenuti contestati.
Un avvocato specializzato in diritto digitale e protezione dei dati è fondamentale per affrontare queste controversie. Il diritto al risarcimento è un elemento chiave del diritto all’oblio e rappresenta una garanzia per le vittime di violazioni della privacy e della reputazione online. Sebbene ottenere un risarcimento richieda un processo complesso e ben documentato, la normativa europea e la giurisprudenza offrono strumenti efficaci per tutelare i diritti degli individui. Con il supporto di un professionista legale, è possibile perseguire con successo un risarcimento che non solo ristori i danni subiti, ma dissuada anche ulteriori violazioni da parte dei responsabili.
Rimuovere informazioni personali da Google – 10 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Cos’è il diritto all’oblio?
Il diritto all’oblio consente di richiedere la rimozione di informazioni personali dai motori di ricerca quando queste sono obsolete, irrilevanti o lesive della privacy.
2. Come posso richiedere la rimozione di dati personali da Google?
Puoi utilizzare il modulo online di Google dedicato al diritto all’oblio, specificando gli URL da deindicizzare e i motivi della richiesta.
3. Quali informazioni personali possono essere rimosse da Google?
È possibile richiedere la rimozione di dati come nomi, indirizzi, numeri di telefono, immagini, informazioni finanziarie o contenuti diffamatori.
4. Google rimuove automaticamente i contenuti lesivi?
No, Google rimuove i contenuti solo se riceve una richiesta formale e se i criteri per la rimozione sono soddisfatti.
5. Devo contattare il webmaster prima di richiedere la rimozione?
Sì, è consigliabile contattare il proprietario del sito per richiedere la rimozione dei contenuti alla fonte prima di rivolgersi a Google.
6. Posso ottenere un risarcimento per danni derivanti dalla presenza online di contenuti lesivi?
Sì, ai sensi dell’art. 82 del GDPR, è possibile richiedere un risarcimento per danni materiali e immateriali subiti.
7. Cosa fare se Google respinge la mia richiesta?
Puoi presentare un reclamo al Garante per la Protezione dei Dati Personali o avviare un’azione legale presso il tribunale.
8. Quali sono i motivi legali per richiedere la rimozione di contenuti?
I motivi includono violazioni della privacy, diffamazione, doxxing, violazione del copyright e contenuti espliciti non consensuali.
9. Quanto tempo impiega Google per processare una richiesta di rimozione?
Google in genere esamina le richieste entro alcune settimane, ma i tempi possono variare in base alla complessità del caso.
10. Un avvocato può aiutarmi con la rimozione di contenuti da Google?
Sì, un avvocato esperto in diritto digitale può supportarti nella redazione della richiesta, nella gestione di eventuali ricorsi e nella richiesta di risarcimento danni.