La divisione giudiziale di un immobile ereditato da più eredi

Agosto 26, 2025
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Quando si parla di immobile ereditato da più eredi, il primo aspetto giuridico che emerge è la nascita di una comunione ereditaria. In base agli articoli 713 e seguenti del Codice Civile, fino a quando non avviene la divisione ereditaria tutti gli eredi diventano comproprietari dell’immobile in quote ideali. Questo significa che nessuno di loro può vantare la proprietà esclusiva di una parte materiale della casa, ma solo di una quota astratta dell’intero bene. La situazione è regolata inoltre dalle norme sulla comunione ordinaria (artt. 1100 e ss. c.c.), che trovano applicazione in mancanza di regole specifiche.
Si tratta di un regime transitorio che la legge considera di natura temporanea, in quanto ciascun erede conserva sempre il diritto a chiedere la divisione. Il problema nasce proprio quando un immobile, che per sua natura non è facilmente divisibile, deve essere gestito da più soggetti con interessi contrapposti, dando luogo a conflitti che spesso richiedono l’intervento di un avvocato e, nei casi più complessi, del giudice.
L’immobile ereditato e il ruolo del testamento nella divisione
Quando si parla di immobile ereditato da più eredi è fondamentale distinguere se la successione avvenga in base alla legge o in base a un testamento. Il Codice Civile, agli articoli 457 e seguenti, prevede infatti che la successione possa essere legittima, quando manca un testamento, oppure testamentaria, quando il de cuius ha disposto dei suoi beni con atto scritto. Nel caso in cui esista un testamento, l’immobile può essere attribuito a uno o più eredi, ma sempre nel rispetto delle quote di legittima spettanti ai legittimari (artt. 536 e ss. c.c.), ossia coniuge, figli e, in mancanza, ascendenti.
Se il testatore ha lasciato l’immobile a un solo erede violando la quota di riserva, gli altri coeredi possono impugnare il testamento per lesione di legittima e ottenere la reintegrazione dei propri diritti. È frequente che il testamento attribuisca l’immobile a più persone contemporaneamente, generando comunque una comunione ereditaria che dovrà essere sciolta successivamente.
In tal senso, il testamento può semplificare ma non eliminare i problemi di divisione, perché la coabitazione o la gestione comune dell’immobile ereditato resta complessa.
La giurisprudenza ha più volte sottolineato che la volontà del testatore deve conciliarsi con le regole inderogabili poste a tutela dei legittimari, e questo spiega perché in molti casi, anche in presenza di un testamento, sia necessario ricorrere a un atto di divisione notarile o addirittura a un giudizio di divisione ereditaria.
Come si divide un immobile ereditato tra gli eredi
La domanda più frequente è proprio: come si divide un immobile ereditato tra più eredi? La divisione può avvenire in due modi. La prima ipotesi è quella della divisione consensuale, quando tutti i coeredi si accordano e scelgono di procedere davanti a un notaio alla stipula di un atto di divisione, con eventuali conguagli in denaro se il valore delle quote non risulta perfettamente equilibrato.
Questa soluzione è la più rapida, la meno costosa e quella che preserva i rapporti familiari. La seconda ipotesi, prevista dagli articoli 784 e seguenti del Codice di procedura civile, è la divisione giudiziale, che scatta quando l’accordo manca. In quel caso il Tribunale nomina un CTU (consulente tecnico d’ufficio) per stimare l’immobile e stabilire se esso sia comodamente divisibile. Qualora non sia possibile, il giudice ordinerà la vendita e la successiva ripartizione del ricavato tra gli eredi.
È bene sottolineare che il diritto alla divisione non si prescrive mai, come confermato dall’art. 713 c.c., e ogni coerede può esercitarlo in qualunque momento, anche a distanza di molti anni dall’apertura della successione.
Vendere una casa con più eredi: possibilità e limiti
Uno dei problemi più frequenti riguarda la vendita di una casa ereditata con più eredi. In linea generale, la vendita dell’intero immobile è possibile solo con il consenso di tutti i comproprietari. Se anche uno solo degli eredi si oppone, la vendita non può perfezionarsi. Tuttavia, ciascun erede ha il diritto di vendere la propria quota di proprietà, ai sensi dell’articolo 1103 c.c. Questo significa che, pur in assenza di accordo, un coerede può cedere la sua parte a un estraneo o, più frequentemente, a un altro coerede. Nella prassi però la vendita di una quota di immobile a soggetti terzi è molto rara, poiché pochi sono disposti ad acquistare un bene gravato dalla comunione con persone estranee.
Non di rado questa soluzione porta a un abbassamento del valore economico della quota, con una svalutazione che può essere rilevante. In alternativa, un coerede può chiedere al giudice lo scioglimento della comunione e quindi forzare la vendita all’asta dell’intero immobile, con distribuzione proporzionale del ricavato.
Un erede vuole vendere e l’altro no: come si risolve il conflitto
Spesso accade che un erede voglia vendere e un altro no, generando un conflitto che può bloccare la gestione dell’immobile per anni. La legge italiana, tuttavia, non ammette che un erede resti vincolato forzatamente in comunione contro la sua volontà. L’articolo 1111 c.c. stabilisce infatti che ciascun partecipante può sempre domandare lo scioglimento della comunione, salvo alcuni casi particolari previsti dalla legge. La giurisprudenza di legittimità ha ribadito più volte questo principio, come avvenuto con la sentenza della Cassazione civile n. 19548 del 2015, secondo cui non si può obbligare un coerede a mantenere la comproprietà di un bene.
In caso di disaccordo dunque, il coerede interessato può adire il Tribunale con un’azione di divisione giudiziale. È evidente però che la vendita coattiva attraverso asta giudiziaria comporta tempi lunghi e spesso una riduzione sensibile del valore dell’immobile.
Per questo motivo, anche quando le posizioni sembrano inconciliabili, è opportuno valutare percorsi di mediazione, previsti come obbligatori dal D.Lgs. 28/2010 nelle controversie in materia di successioni ereditarie.
L’occupazione della casa ereditata e i rapporti tra coeredi
Un altro tema delicato riguarda i casi in cui uno degli eredi occupa la casa ereditata. In assenza di un accordo con gli altri coeredi, l’uso esclusivo del bene può dar luogo a una richiesta di indennizzo. L’articolo 1102 c.c. stabilisce che ogni partecipante alla comunione può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri di farne parimenti uso. Se uno solo abita l’immobile impedendo agli altri di accedervi, è obbligato a corrispondere un’indennità pari al valore locativo della quota altrui. In giurisprudenza si trovano numerose pronunce in tal senso, che tutelano il coerede escluso dall’utilizzo. Anche in questo caso la soluzione migliore è un accordo scritto tra le parti, che definisca l’uso temporaneo e le modalità di compensazione economica, evitando così di arrivare a un giudizio ordinario.
Le tasse sull’immobile ereditato: chi paga e in che misura
La questione fiscale non è secondaria quando si parla di immobile ereditato da più eredi. Fino alla divisione, tutti i coeredi sono tenuti al pagamento delle imposte sulla base delle quote di proprietà. Ciò vale per l’IMU, la Tari e le spese condominiali. Nel caso in cui uno solo degli eredi occupi stabilmente l’immobile, questi di solito si fa carico anche delle utenze, ma le imposte rimangono a carico proporzionale di tutti. In caso di mancato pagamento da parte di uno degli eredi, gli altri possono essere chiamati a rispondere solidalmente, salvo poi esercitare azione di rivalsa.
È importante ricordare che, ai fini delle agevolazioni fiscali prima casa, ogni erede può eventualmente far valere il beneficio sulla propria quota se sussistono i requisiti. Anche sotto il profilo tributario, quindi, la comunione ereditaria può diventare fonte di problematiche che richiedono consulenza specializzata.
Accordi tra eredi e strumenti per evitare il contenzioso
In tutti i casi descritti, gli accordi tra eredi rappresentano la via più efficace per risolvere la situazione senza degenerare in cause lunghe e costose. Un atto di divisione consensuale stipulato dal notaio consente di attribuire a ciascun erede la sua parte, eventualmente compensando chi riceve di meno con un conguaglio economico.
Quando non è possibile raggiungere un’intesa diretta, la legge prevede la mediazione civile come passaggio obbligatorio prima di intraprendere un giudizio.
Questo strumento, disciplinato dal D.Lgs. 28/2010, si rivela spesso utile per sbloccare situazioni di stallo e trovare soluzioni creative che rispecchino la volontà di tutti. È chiaro che, senza l’assistenza di un avvocato esperto in successioni ereditarie, l’erede rischia di prendere decisioni che possono penalizzarlo sul piano economico o fiscale. Da qui la necessità di rivolgersi a un professionista che sappia analizzare le diverse opzioni e guidare il cliente verso la scelta più conveniente.
La divisione giudiziale: l’ultima soluzione in caso di disaccordo
Quando ogni tentativo di accordo fallisce, resta la strada della divisione giudiziale. In questo caso, il Tribunale avvia il procedimento su ricorso di uno o più coeredi, nomina un perito che valuterà la divisibilità dell’immobile e, in mancanza, disporrà la vendita coattiva all’asta. I proventi saranno ripartiti tra gli eredi in proporzione alle rispettive quote. Si tratta però di una procedura lunga, onerosa e spesso svantaggiosa, poiché il prezzo di realizzo in asta giudiziaria è generalmente inferiore al valore di mercato.
Anche la giurisprudenza, pur riconoscendo il diritto imprescrittibile alla divisione, sottolinea la necessità di evitare, ove possibile, questo epilogo forzoso. È dunque evidente che l’intervento del giudice rappresenti una extrema ratio, da percorrere solo quando non ci sono margini per una soluzione negoziata.
Per te una consulenza legale personalizzata
Gestire un immobile ereditato da più eredi è una questione complessa che intreccia aspetti legali, fiscali e familiari. Le norme del Codice Civile offrono strumenti chiari per la divisione, ma la realtà dimostra che conflitti e disaccordi sono frequentissimi, specialmente quando un erede vuole vendere e gli altri no, oppure quando uno occupa l’immobile senza corrispondere indennizzi.
Le soluzioni migliori restano quelle basate sull’accordo e sulla mediazione, mentre la divisione giudiziale va considerata solo come ultima risorsa, con la consapevolezza dei rischi economici che comporta. In ogni caso, la presenza di un avvocato esperto in successioni ereditarie si rivela fondamentale per orientarsi tra norme, giurisprudenza e strategie di tutela.
Se ti trovi nella situazione di dover dividere o gestire una casa ereditata, puoi richiedere una consulenza legale personalizzata: valutiamo insieme le opzioni migliori per proteggere i tuoi diritti e ottenere una soluzione rapida ed efficace.
Immobile in comunione ereditaria – 8 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Come si divide un immobile ereditato tra più eredi?
La divisione può avvenire in via consensuale davanti al notaio con atto di divisione, oppure in via giudiziale se manca l’accordo, con possibile vendita all’asta dell’immobile.
2. Cosa succede se un erede vuole vendere la casa e l’altro no?
Se non c’è accordo, il coerede può chiedere lo scioglimento della comunione ed eventualmente la vendita giudiziale del bene, con ripartizione del ricavato.
3. Si può vendere una casa ereditata senza il consenso di tutti gli eredi?
No, la vendita dell’intero immobile richiede l’unanimità. Tuttavia, ciascun erede può vendere la propria quota ereditaria.
4. Un erede occupa la casa ereditata: quali sono i diritti degli altri?
Se un coerede utilizza l’immobile in modo esclusivo, gli altri hanno diritto a un’indennità proporzionale alla loro quota, pari al valore locativo del bene.
5. Chi paga le tasse su un immobile ereditato da più eredi?
IMU, Tari e altre imposte sono a carico di tutti gli eredi in proporzione alle rispettive quote. In caso di mancato pagamento da parte di uno, gli altri possono agire in rivalsa.
6. È possibile vendere solo la propria quota di casa ereditata?
Sì, ciascun coerede può vendere liberamente la propria quota, ma nella pratica è difficile trovare acquirenti estranei. Più frequente la vendita della quota a un altro erede.
7. Quanto dura la comunione ereditaria su un immobile?
La comunione dura fino a quando non avviene la divisione. Ogni erede può chiedere lo scioglimento in qualunque momento, poiché il diritto è imprescrittibile.
8. Cosa conviene fare in caso di disaccordo tra eredi su un immobile?
La soluzione migliore è cercare un accordo o ricorrere alla mediazione. La divisione giudiziale è possibile, ma comporta tempi lunghi e una probabile svalutazione dell’immobile.