Revocazione straordinaria di una sentenza civile passata in giudicato

Revocazione straordinaria di una sentenza civile passata in giudicato

By Alessio Di Lella

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La revocazione straordinaria rappresenta uno strumento giuridico di grande rilevanza nel diritto italiano, che permette di impugnare una sentenza divenuta definitiva in circostanze eccezionali. Questo istituto è disciplinato dall’art. 395 del Codice di procedura civile e mira a sanare gravi errori di fatto, frodi o la scoperta di nuovi elementi che non potevano essere noti al momento del giudizio. La revocazione straordinaria, pertanto, non va confusa con gli ordinari mezzi di impugnazione, come l’appello o il ricorso per cassazione, ma rappresenta un rimedio di ultima istanza per evitare che errori di particolare gravità restino irreparabili. Il suo utilizzo, però, è limitato a specifici casi e deve essere richiesto entro termini molto stringenti. Un esempio emblematico è il caso Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 15144/2011, in cui si stabilì che la scoperta di nuovi documenti, sconosciuti nel corso del processo, giustificava la revocazione della sentenza.

Cosa succede quando una sentenza passa in giudicato?

Quando una sentenza passa in giudicato in sede civile o penale, acquisisce un’autorità tale da non essere più modificabile o appellabile tramite i normali strumenti processuali. Questo significa che, una volta esauriti i gradi di giudizio ordinari, la sentenza diviene definitiva, obbligando le parti ad accettare il verdetto e a procedere con la sua esecuzione. Tuttavia, nonostante la forza di questo principio, possono emergere circostanze eccezionali che richiedono una revisione, al fine di correggere gravi errori. Ad esempio, nel caso Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, sentenza n. 396/2012, venne ammessa la revocazione di una sentenza a causa di un errore di fatto rilevato solo dopo il passaggio in giudicato. Questo dimostra che, pur rispettando il principio del giudicato, il sistema giuridico italiano prevede meccanismi che evitano l’irreparabilità delle decisioni.

Quali sono le sentenze impugnabili per revocazione?

Non tutte le sentenze possono essere soggette a revocazione. La legge stabilisce che la revocazione è possibile solo per quelle sentenze che contengono gravi errori, frodi o fatti nuovi, ma che siano comunque definitive. Si applica principalmente alle sentenze civili, mentre per le sentenze penali è prevista la revisione. Nel contesto civile, ad esempio, una sentenza che contiene un errore di fatto evidente, o che è basata su una frode della controparte, può essere impugnata per revocazione.

Un caso rilevante è stato trattato dalla Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 9461/2016, dove una sentenza civile fu impugnata per revocazione dopo che fu scoperto un documento decisivo, nascosto dalla parte vincitrice, che avrebbe potuto alterare l’esito del giudizio.

Quando si può revocare una sentenza?

La revocazione straordinaria è possibile solo in presenza di specifiche condizioni previste dall’art. 395 c.p.c. Tali condizioni includono: l’esistenza di un errore di fatto, la scoperta di nuovi documenti decisivi che non potevano essere presentati prima, la frode di una delle parti, il contrasto con un’altra sentenza passata in giudicato, e la falsità di prove emerse successivamente. Un esempio di errore di fatto che giustificò la revocazione si trova nella sentenza n. 24476/2014 della Corte di Cassazione, dove il giudice basò la propria decisione su un fatto erroneamente percepito come vero. Questo errore, che emergeva chiaramente dagli atti, fu ritenuto sufficiente per consentire la revocazione della sentenza, ripristinando così la giustizia nel caso specifico.

In quale ipotesi non è esperibile la revocazione straordinaria?

Non tutte le irregolarità processuali o errori giudiziari giustificano la revocazione. La revocazione straordinaria non è esperibile quando il motivo dell’impugnazione riguarda la valutazione dei fatti da parte del giudice o questioni di diritto che sono già state giudicate in modo definitivo. Ad esempio, se una parte sostiene che la sentenza è sbagliata perché il giudice ha male interpretato le prove, questa non sarà una ragione sufficiente per la revocazione. Inoltre, non è ammissibile richiedere la revocazione per motivi che avrebbero potuto essere sollevati nel corso del processo. Un caso importante in tal senso è rappresentato dalla sentenza n. 26301/2013 della Cassazione, che rigettò la richiesta di revocazione perché il motivo alla base dell’istanza era un errore di valutazione giuridica, e non un errore di fatto.

Revocazione e termini: tempistiche e procedura

La richiesta di revocazione straordinaria deve rispettare tempistiche precise. L’art. 396 c.p.c. stabilisce che il termine per presentare l’istanza di revocazione è di 30 giorni dalla scoperta del fatto che ne costituisce il presupposto, come la scoperta di un documento nuovo o la dichiarazione di falsità di una prova. La procedura richiede un’istanza formale, che dev’essere accompagnata dalla prova dell’errore o del nuovo fatto. È interessante notare che, nel caso Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 11904/2015, la Corte ha precisato che la scoperta di nuovi documenti deve essere tempestiva e non derivare da un comportamento negligente della parte che richiede la revocazione. Questo dimostra quanto sia essenziale la tempestività e la diligenza nella scoperta di fatti nuovi.

La revocazione straordinaria serve a garantire che il sistema giudiziario mantenga la sua equità anche di fronte a sentenze definitive, quando emergono errori gravi o fatti nuovi che avrebbero potuto cambiare l’esito del giudizio. È uno strumento che consente di correggere situazioni di ingiustizia e di preservare l’integrità del diritto. Tuttavia, l’utilizzo della revocazione è strettamente regolato e limitato, per evitare abusi e per garantire che solo i casi più gravi possano riaprire un giudizio già concluso. L’equilibrio tra il principio di certezza del diritto e l’esigenza di giustizia viene così tutelato, come dimostra anche la sentenza n. 3335/2017 della Cassazione, in cui la revocazione fu concessa per evitare una palese ingiustizia, ripristinando l’uguaglianza tra le parti.

Annullare una sentenza con la revocazione straordinaria – 7 domande che potrebbero interessarti

1. In quale ipotesi non è esperibile la revocazione straordinaria?
La revocazione straordinaria non è esperibile quando si tratta di errori di valutazione del giudice o questioni giuridiche già definite in modo definitivo. Non è ammissibile neppure quando il motivo per richiederla avrebbe potuto essere sollevato nel corso del giudizio.

2. Cosa succede quando una sentenza passa in giudicato?
Quando una sentenza passa in giudicato, diventa definitiva e non può essere impugnata attraverso i normali strumenti come l’appello o il ricorso per cassazione. Tuttavia, in casi eccezionali, può essere revocata tramite la revocazione straordinaria.

3. Quali sono le sentenze impugnabili per revocazione?
Le sentenze che possono essere impugnate per revocazione sono quelle definitive (passate in giudicato) che presentano errori di fatto, frodi o la scoperta di nuovi documenti decisivi. Questa possibilità esiste soprattutto nelle cause civili, mentre per le cause penali si applica la revisione.

4. Quando si può revocare una sentenza?
Una sentenza può essere revocata quando si verificano determinate condizioni previste dall’art. 395 c.p.c., come l’esistenza di un errore di fatto, la scoperta di nuovi documenti, o se la sentenza è stata ottenuta mediante frode.

5. Qual è la differenza tra revocazione ordinaria e straordinaria?
La revocazione ordinaria si applica a sentenze non ancora passate in giudicato, mentre la revocazione straordinaria riguarda sentenze già definitive e può essere richiesta solo in presenza di circostanze eccezionali come frodi, errori di fatto o nuovi documenti decisivi.

6. Quali sono i termini per presentare la revocazione straordinaria?
Il termine per richiedere la revocazione straordinaria è di 30 giorni dalla scoperta del motivo che giustifica l’impugnazione (ad esempio, la scoperta di un nuovo documento o di una frode). Questo termine è tassativo e deve essere rispettato.

7. A cosa serve la revocazione straordinaria?
La revocazione straordinaria serve a correggere gravi ingiustizie o errori commessi in una sentenza passata in giudicato. È uno strumento eccezionale che mira a evitare che decisioni definitive, ma errate o ottenute con frodi, restino inalterate.

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