Recuperare il TFR non pagato dall’azienda in liquidazione

Aprile 5, 2025
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Il Trattamento di Fine Rapporto, conosciuto più comunemente come TFR, rappresenta un diritto irrinunciabile del lavoratore subordinato e trova il suo fondamento nell’articolo 2120 del Codice Civile. Questo istituto giuridico nasce per garantire al lavoratore una somma di denaro da percepire alla cessazione del rapporto di lavoro, indipendentemente dalle ragioni che determinano tale evento. Secondo la normativa vigente, il datore di lavoro è obbligato a liquidare il TFR entro trenta giorni dalla conclusione del rapporto, a meno che non sia stato pattuito un termine diverso, purché comunque ragionevole.
In pratica, alla fine del rapporto, il datore di lavoro ha un lasso di tempo limitato per adempiere al pagamento della somma maturata, comprensiva di rivalutazioni annuali ed eventuali acconti già erogati.
Nel caso in cui il datore non provveda, il lavoratore può agire in giudizio per il recupero, ma deve tenere conto del termine di prescrizione quinquennale, sancito dall’articolo 2948 del Codice Civile. Questo significa che, in linea generale, si hanno cinque anni dalla cessazione del rapporto per agire legalmente. Tuttavia, si consiglia vivamente di non attendere tale scadenza, poiché nel frattempo l’azienda potrebbe entrare in una fase di liquidazione volontaria o essere soggetta a procedure concorsuali, con conseguente aggravamento delle difficoltà per ottenere il pagamento. È frequente, in questi casi, che il lavoratore si chieda: “TFR non pagato, quanto tempo ho per agire?” oppure “Quanto tempo ha il datore di lavoro per pagare la liquidazione del TFR?”. Sono domande lecite, ma che richiedono risposte precise e rapide, perché il tempo può giocare un ruolo cruciale, soprattutto quando l’azienda è in crisi o prossima all’insolvenza.
Azienda in liquidazione e TFR dei dipendenti: cosa succede quando l’impresa chiude
Quando un’azienda è posta in liquidazione, la posizione del lavoratore cambia profondamente rispetto a quella di un normale creditore. La liquidazione può avvenire su base volontaria o giudiziale, ma in entrambi i casi la gestione del patrimonio aziendale viene affidata a un liquidatore, il cui compito è quello di soddisfare i creditori in ordine di prelazione. In tale contesto, il lavoratore ha diritto di insinuarsi al passivo con un credito privilegiato, come previsto dall’articolo 2751-bis n. 1 del Codice Civile, il quale riconosce ai crediti di lavoro una posizione preferenziale rispetto a molti altri debiti aziendali.
La procedura da seguire per la richiesta di TFR all’azienda in liquidazione prevede la presentazione di un’istanza di insinuazione, corredata da documentazione idonea a dimostrare l’esistenza del credito: buste paga, contratto di lavoro, lettere di licenziamento o dimissioni, comunicazioni aziendali. È fondamentale rispettare i termini previsti per la presentazione delle domande, poiché il mancato rispetto delle scadenze può determinare l’inammissibilità dell’istanza o l’esclusione dal riparto. Il contesto normativo di riferimento è quello del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, introdotto con il d.lgs. 14/2019 e pienamente operativo dal 15 luglio 2022, che ha innovato le procedure concorsuali e le modalità di tutela dei crediti.
Molti lavoratori si trovano disorientati in queste situazioni e si pongono interrogativi del tipo: “Come posso recuperare il mio TFR da una società in liquidazione?” o “A chi mi devo rivolgere se l’azienda ha chiuso e non ha pagato nulla?”. La risposta è chiara: rivolgersi a un avvocato esperto in diritto del lavoro e in materia concorsuale, per attivare le giuste tutele nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Solo una corretta assistenza legale consente infatti di garantire il rispetto delle formalità e la salvaguardia dei propri diritti nel corso della liquidazione.
Avvocato o sindacato per il recupero del TFR: quale scelta fare
In un panorama complesso come quello del recupero del TFR, soprattutto quando si è di fronte a un’azienda in liquidazione o inadempiente, molti lavoratori si chiedono se per il recupero TFR sia meglio l’avvocato o i sindacati. La risposta non è univoca e dipende da vari fattori. I sindacati possono essere un buon punto di partenza per ottenere una prima assistenza orientativa e, in taluni casi, per inviare una diffida bonaria. Tuttavia, quando la situazione si complica, come nel caso in cui l’azienda sia insolvente, irreperibile o soggetta a procedura concorsuale, la figura dell’avvocato diventa imprescindibile.
L’avvocato ha la possibilità di agire giudizialmente mediante notifica di un atto di diffida e messa in mora ai sensi dell’articolo 1219 del Codice Civile, oppure tramite decreto ingiuntivo o atto di citazione ordinario. Nei casi più gravi, può proporre denuncia all’Ispettorato del Lavoro per mancato pagamento del TFR, specialmente se vi è una platea di lavoratori coinvolti. La competenza dell’avvocato si estende anche alla fase successiva, come l’insinuazione al passivo o la proposizione dell’istanza al Fondo di Garanzia INPS, quando l’azienda è ormai fallita o dichiarata insolvente.
Chi si limita a inviare una diffida tramite patronato, spesso ottiene risultati parziali o ritardati. Al contrario, un intervento legale tempestivo consente di mettere subito in mora il datore di lavoro, interrompere i termini di prescrizione e avviare un percorso formale di recupero del credito, anche tramite esecuzione forzata o azione surrogatoria.
Il Fondo di Garanzia INPS: come interviene quando l’azienda è insolvente
Il Fondo di Garanzia dell’INPS rappresenta una risorsa fondamentale per i lavoratori che non riescono a ottenere il pagamento del TFR da parte del proprio datore di lavoro. Introdotto con la legge n. 297 del 1982, il Fondo interviene nei casi in cui l’impresa sia dichiarata fallita, in liquidazione o comunque insolvente. Il suo scopo è quello di garantire al dipendente il pagamento del TFR e delle ultime tre mensilità non percepite, a condizione che siano rispettati alcuni requisiti di legge.
Per accedere al Fondo è necessario che il credito sia stato accertato in sede giudiziale, mediante decreto ingiuntivo non opposto o sentenza passata in giudicato, oppure che sia stato regolarmente ammesso al passivo fallimentare. Una volta ottenuto tale accertamento, il lavoratore può presentare apposita istanza all’INPS, allegando documentazione comprovante l’esistenza e l’ammontare del credito, oltre alla dichiarazione di insolvenza del datore di lavoro.
La procedura, pur essendo formalmente accessibile, richiede un’attenzione particolare nella predisposizione degli atti, motivo per cui è consigliabile avvalersi dell’assistenza di un legale esperto.
Un interrogativo ricorrente è se il TFR non pagato da più di 5 anni, si può ancora recuperarlo tramite l’INPS?. In linea di principio, se il credito è prescritto, il diritto si considera estinto. Tuttavia, esistono eccezioni: se sono intervenuti atti interruttivi della prescrizione, come una raccomandata con diffida, una richiesta scritta, un ricorso giudiziale o un riconoscimento del debito da parte del datore di lavoro, il termine si sospende o si interrompe, e si può ancora agire. Solo un avvocato può effettuare una corretta ricostruzione del decorso dei termini e valutare se vi siano margini per l’attivazione del Fondo di Garanzia.
Interessi, rivalutazione e danni: quando si può chiedere di più
Oltre al capitale del TFR maturato, il lavoratore ha diritto alla corresponsione degli interessi legali e alla rivalutazione monetaria, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e dagli indici ISTAT. Il datore di lavoro che ritarda il pagamento si espone dunque a una maggiore esposizione debitoria, anche in termini di risarcimento del danno patrimoniale subito dal lavoratore, specie se dimostrabile un pregiudizio concreto derivante dall’inadempimento.
In sede giudiziale, il legale potrà richiedere la condanna del datore al pagamento non solo del TFR non corrisposto, ma anche degli accessori, dei costi legali e, nei casi più gravi, di un ulteriore ristoro per i danni morali o professionali connessi al mancato adempimento. Chi si domanda cosa succede se il datore di lavoro non paga il TFR? o come recuperare stipendi e TFR non pagati, deve sapere che ogni caso va analizzato nella sua unicità, e che esistono strumenti specifici per agire con tempestività ed efficacia.
Se ti trovi nella situazione di non aver ricevuto il TFR e la tua azienda è in liquidazione o ha cessato l’attività, è essenziale agire subito. Il nostro studio legale offre assistenza completa e qualificata in materia di diritto del lavoro, recupero crediti e procedure concorsuali. Dalla redazione dell’atto di diffida alla presentazione dell’istanza INPS, dall’insinuazione al passivo fino alla causa in Tribunale, possiamo accompagnarti in ogni fase della procedura. Non aspettare che il tempo giochi contro i tuoi diritti. Ogni giorno di silenzio può trasformarsi in un credito perso.
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Recupero TFR da azienda in liquidazione – 5 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Cosa succede se il datore di lavoro non paga il TFR entro 30 giorni?
Se il TFR non viene pagato nei termini previsti, il datore di lavoro è formalmente inadempiente. In tal caso, è possibile inviare una diffida legale e, se necessario, intraprendere un’azione giudiziaria per ottenere il pagamento, inclusi interessi e rivalutazione monetaria. Il ritardo nel pagamento può anche giustificare una denuncia all’Ispettorato del lavoro.
2. Dopo quanti anni il TFR si prescrive?
Il diritto al TFR si prescrive in 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Tuttavia, la prescrizione può essere interrotta tramite diffida scritta, raccomandata, azione legale o riconoscimento del debito da parte del datore. È fondamentale agire in tempi brevi, soprattutto se l’azienda è in difficoltà.
3. Posso recuperare il TFR da un’azienda in liquidazione o fallita?
Sì, ma occorre seguire una procedura formale. Se l’azienda è in liquidazione o soggetta a fallimento, bisogna insinuare il credito al passivo tramite apposita istanza. In alternativa, se l’azienda è insolvente, si può fare richiesta al Fondo di Garanzia INPS, previa verifica dei requisiti.
4. È meglio rivolgersi a un sindacato o a un avvocato per recuperare il TFR?
Nel caso di aziende ancora attive, un sindacato può assistere nella prima fase stragiudiziale. Tuttavia, se l’azienda è in liquidazione, fallita o irreperibile, è necessario rivolgersi a un avvocato, l’unico soggetto in grado di attivare procedure giudiziali o gestire l’insinuazione al passivo e i rapporti con l’INPS.
5. Il Fondo di Garanzia INPS copre sempre il TFR non pagato?
Il Fondo di Garanzia INPS interviene solo se il datore è stato dichiarato insolvente (fallimento, liquidazione giudiziale, ecc.) e se il lavoratore ha documentato correttamente il credito. Il TFR deve essere stato accertato giudizialmente o ammesso al passivo fallimentare. In assenza di questi presupposti, l’INPS non può liquidare alcuna somma.