Come tutelarsi dinanzi alla Corte Penale Internazionale

Come tutelarsi dinanzi alla Corte Penale Internazionale

By Ludovica Marano

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La Corte Penale Internazionale è un organo giudiziario sovranazionale che esercita la propria giurisdizione sulle persone fisiche e non sugli Stati. Questa giurisdizione è complementare, ovvero entra in gioco solo quando le autorità nazionali non sono in grado o non vogliono provocare i crimini. La CPI è competente per sostenere i crimini più gravi che interessano l’intera comunità internazionale. Questi includono: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione, ciascuno definito con specifiche caratteristiche e implicazioni.

Crimini di guerra

I crimini di guerra comprendono atti commessi da Stati, enti internazionali o agenti statali in violazione delle norme internazionali che regolano i conflitti armati. Tali violazioni includono:

  • Gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dei protocolli addizionali del 1977 , come omicidi volontari, tortura, trattamenti inumani, esperimenti biologici non etici, e inflizione intenzionale di grandi sofferenze o gravi lesioni fisiche e mentali. Altri esempi sono la distruzione o appropriazione di beni non giustificata dalla necessità militare ei crimini contro i prigionieri di guerra, come deportazioni e detenzioni illegali.
  • Altre gravi violazioni delle leggi internazionali includono attacchi deliberati contro civili e infrastrutture non militari, come edifici religiosi, ospedali, monumenti storici e beni artistici. Sono considerati crimini di guerra anche gli attacchi contro le missioni di soccorso umanitario e le operazioni di peacekeeping, l’uso di armi non consentite, il danneggiamento dell’ambiente naturale, e crimini come stupro, schiavitù e deportazione.

Crimini contro l’umanità

I crimini contro l’umanità si verificano quando atti specifici sono commessi nell’ambito di un attacco ampio o sistematico diretto contro popolazioni civili, e sono perpetrati con la consapevolezza del contesto dell’attacco. L’articolo 7 della Convenzione elenca tali atti, che includono:

  • Omicidio e sterminio, ovvero l’eliminazione sistematica di individui o gruppi.
  • Riduzione in schiavitù e deportazione forzata.
  • Imprigionamento e tortura, inflitti per motivi politici, razziali, religiosi o altri fattori discriminatori.
  • Violenza sessuale, come lo stupro e altre forme di abuso.
  • Persecuzioni su base politica, razziale, etnica, culturale o religiosa.
  • Sparizioni forzate e apartheid.
  • Altri atti inumani che, con una gravità paragonabile, causano grandi sofferenze fisiche o danni alla salute mentale o fisica.

Questi crimini sono considerati una violazione fondamentale dei diritti umani e mirano a proteggere la dignità e l’integrità della vita umana a livello globale.

La Struttura della Corte Penale Internazionale

La Corte Penale Internazionale (CPI) ha sede all’Aja ed è organizzata in vari organi per svolgere le proprie funzioni. Questi includono: la Presidenza, la Sezione d’Appello, la Sezione di Prima Istanza, la Sezione Preliminare, l’Ufficio del Procuratore e la Cancelleria. Ciascun organo svolge un ruolo specifico per garantire il corretto funzionamento della giustizia internazionale.

L’Assemblea degli Stati parti è formata da un rappresentante per ogni Stato membro e svolge un’importante funzione di amministrazione e gestione degli aspetti finanziari della Corte. Inoltre, ha il potere di eleggere i giudici della CPI. Questi giudici, 18 in totale, vengono scelti sulla base di candidatura presentata dagli Stati membri e devono possedere qualità morali eccellenti, nonché dimostrata imparzialità e integrità. Una volta eletti, i giudici restano in carica per un periodo di nove anni e non possono essere rieletti, garantendo così un rinnovamento della Corte.

Il Presidente, i Vicepresidenti e il Cancelliere della CPI sono eletti internamente dalla Corte. L’Assemblea degli Stati parti nomina il Procuratore generale, il quale ha la responsabilità di condurre l’azione penale con piena autonomia, operando secondo i principi di indipendenza e imparzialità. Anche il Procuratore resta in carica per un mandato di nove anni e non può essere rieletto, a similitudine dei giudici.

La CPI include anche uffici semi-autonomi come l’Office of Public Counsel for Victims (OPCV) e l’Office of Public Counsel for Defense (OPCD). L’istituzione dell’OPCV nel settembre 2005, in conformità alla norma 81 del Regolamento della Corte, ha rappresentato un importante passo avanti per il rafforzamento della rappresentanza legale delle vittime nei procedimenti giudiziari. Questi uffici, pur essendo supportati amministrativamente dalla Cancelleria, lavorano in maniera indipendente per tutti gli altri aspetti.

Infine, l’Assemblea degli Stati parti ha istituito un fondo specifico a favore delle vittime dei crimini e delle loro famiglie. Questo fondo ha l’obiettivo di fornire supporto e assistenza alle persone colpite dalle gravi violazioni del diritto internazionale, promuovendo così un importante riconoscimento del loro diritto alla giustizia e alla riparazione.

La giurisdizione della Corte Penale Internazionale

La giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI) si basa sul principio di complementarità rispetto a quella degli Stati nazionali e non è universale. Perché un caso possa essere esaminato dal CPI, è necessario che lo Stato che ha giurisdizione sul crimine dia il proprio consenso.

Lo Statuto della Corte individua tale Stato attraverso due criteri di collegamento, comunemente adottati anche nei sistemi giuridici penali nazionali.

Il primo criterio è quello della territorialità, che assegna la competenza allo Stato sul cui territorio è stato commesso il crimine. Il secondo criterio è quello della nazionalità, che attribuisce la giurisdizione allo Stato di cui l’accusato è cittadino. Questi due criteri sono alternativi, quindi basta che uno dei due Stati – il Paese dove è avvenuto il crimine o il Paese di origine dell’accusato – accetta la giurisdizione della CPI.

Accettazione della giurisdizione

L’accettazione della giurisdizione della Corte da parte di uno Stato può essere generale, cioè valida per tutti i casi in cui sussiste la giurisdizione statale, ed è formalizzata tramite la ratifica dello Statuto della CPI. Di conseguenza, se uno degli Stati con competenza sul caso ha ratificato lo Statuto, la Corte acquisisce automaticamente la giurisdizione, sebbene sempre in maniera complementare rispetto ai tribunali nazionali. In assenza di tale ratifica, il CPI può esercitare la propria giurisdizione solo se almeno uno degli Stati competenti accetta formalmente la giurisdizione con una dichiarazione specifica.

Eccezioni al consenso statale

L’unica eccezione al requisito del consenso statale si verifica quando un crimine viene segnalato al CPI (referral) dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questi casi, la volontà dello Stato non è rilevante, poiché il Consiglio di Sicurezza, ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha il potere di prendere decisioni vincolanti per tutti gli Stati membri. Queste decisioni possono includere misure per garantire la pace e la sicurezza internazionale, e comprendono spesso interventi per reprimere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, sia nei conflitti internazionali che interni, o in altre situazioni che il Consiglio considera minacce alla pace.

Difendersi dinanzi alla Corte penale internazionale

Affrontare un processo davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) richiede una strategia ben pianificata e una conoscenza approfondita delle normative internazionali. Le persone accusate di crimini come genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione devono essere consapevoli dei propri diritti e dei complessi procedimenti della Corte. La difesa non si limita alla presentazione di prove e argomentazioni, ma deve seguire rigorosamente le regole stabilite dallo Statuto di Roma, il documento che ha fondato la CPI, e le normative procedurali internazionali.

È fondamentale per l’accusato avvalersi di un avvocato con esperienza nel diritto penale internazionale. Il sistema legale della CPI è diverso dai tribunali nazionali e richiede competenze specializzate per navigare nelle procedure uniche, come le indagini preliminari, l’udienza di conferma delle accuse e le fasi del processo vero e proprio. Un legale esperto in diritto internazionale conosce le strategie difensive più efficaci, l’interpretazione delle prove secondo gli standard della CPI e come presentare mozioni e obiezioni basate su normative e precedenti giurisprudenziali.

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