Contatta gli avvocati per fare il ricorso alla Corte Europea di Strasburgo

Ottobre 18, 2025
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La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (spesso chiamata Corte EDU, talvolta in modo impreciso “CEDI”) è il giudice internazionale con sede a Strasburgo deputato ad assicurare il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Non è una quarta istanza d’appello e non rivede il merito delle pronunce nazionali: non “corregge” la Corte di Cassazione o il Consiglio di Stato, ma valuta se uno Stato, attraverso atti legislativi, amministrativi o giurisdizionali, abbia violato un diritto fondamentale garantito dalla Convenzione o dai Protocolli.
In quest’ottica, parlare di ricorso CEDU contro sentenza della Cassazione o di ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato significa, correttamente, denunciare una violazione convenzionale imputabile allo Stato emersa all’esito del processo interno, non riaprire il giudizio di legittimità ordinario.
La via di Strasburgo diventa quindi una strategia per ricorrere contro una sentenza ingiusta nella misura in cui l’ingiustizia si traduca in una lesione del diritto a un equo processo, della proprietà, della vita privata e familiare, della libertà di espressione o di altri diritti convenzionali; non è la sede per semplici errori interpretativi di diritto interno o per rivalutare il quadro probatorio.
Chi può ricorrere e in quale forma
La legittimazione attiva si estende alle persone fisiche, alle organizzazioni non governative e alle società, sicché accanto al ricorso individuale è ammissibile anche il ricorso societario, purché il soggetto ricorrente possa qualificarsi come “vittima” della violazione e indirizzi il gravame contro uno Stato parte della Convenzione.
È possibile agire con più istanti congiunti quando la vicenda fattuale e la lesione lamentata siano comuni; in tali ipotesi, la modulistica ufficiale prevede specifiche cautele organizzative e, oltre una certa soglia di ricorrenti, una tabella riepilogativa da allegare, a conferma che si può fare con più ricorrente senza snaturare l’unità del caso. Rimane esclusa la possibilità di agire contro privati, perché la responsabilità convenzionale riguarda la sfera pubblica e gli atti riferibili allo Stato in senso ampio.
Anche sul piano della rappresentanza vale un principio di progressività: nella fase iniziale il ricorrente può rivolgersi alla Cancelleria senza assistenza tecnica, mentre dopo l’eventuale comunicazione del caso al Governo è richiesta la rappresentanza da parte di un avvocato abilitato in uno degli Stati contraenti, con possibilità, in casi particolari, di ammissione al patrocinio a spese della Corte. Su questi aspetti organizzativi e di rappresentanza, le note ufficiali al formulario precisano condizioni, tempistiche e firma delle procure direttamente all’interno del modulo, con indicazioni puntuali su come compilare e sottoscrivere le sezioni dedicate ai ricorrenti e ai difensori.
Requisiti di ricevibilità e termini per il ricorso CEDU a Strasburgo
La ricevibilità è il vero baricentro della tutela. La Corte richiede che siano esauriti i rimedi interni effettivi, in coerenza con i principi di sussidiarietà e di sovranità dello Stato, e che la questione convenzionale sia stata sollevata in sostanza davanti ai giudici nazionali sino alla decisione definitiva. I termini per il ricorso CEDU a Strasburgo sono stringenti: l’istanza va depositata entro quattro mesi dalla decisione interna definitiva, generalmente quella della più alta giurisdizione competente; il termine decorre dalla data della pronuncia o della comunicazione e si interrompe soltanto con l’invio di un ricorso completo conforme all’articolo 47 del Regolamento della Corte.
La domanda deve inoltre indicare con chiarezza il diritto convenzionale invocato, la condotta statale contestata e il nesso causale con il pregiudizio, ed essere corredata dalla documentazione essenziale e leggibile, ordinata cronologicamente, con l’esatta identificazione delle pronunce interne.
La modulistica ufficiale insiste sulla necessità di una esposizione concisa e autosufficiente dei fatti, delle violazioni e dell’esaurimento dei rimedi, collocate nelle sezioni E, F e G del formulario, avvertendo che carenze strutturali o l’invio di allegati disordinati possono determinare l’irricevibilità senza apertura del fascicolo.
Procedura pratica, lingua, invio e ruolo del difensore
L’accesso alla Corte si realizza esclusivamente tramite inoltro postale dell’originale del formulario firmato alla Cancelleria; l’invio via fax o contatti telefonici non perfezionano la proposizione del ricorso. Le sezioni del modulo guidano il ricorrente dalla qualificazione soggettiva e dalla procura, alla descrizione dei fatti in ordine cronologico, alla tipizzazione delle violazioni, fino alla prova dell’esaurimento e al riepilogo documentale. Le lingue ufficiali sono francese e inglese, ma nella fase iniziale è possibile comunicare nella lingua ufficiale di uno Stato contraente; dopo la notifica al Governo, l’uso delle lingue ufficiali della Corte diventa la regola, salvo diversa autorizzazione.
All’atto dell’eventuale comunicazione, la Corte attiva una piattaforma di scambio elettronico con il difensore, ma ciò non sostituisce la necessità di un ricorso iniziale completo e autosufficiente. Il regolamento fissa inoltre l’obbligo, dalla fase successiva alla comunicazione, di essere rappresentati da un avvocato e consente, in presenza di condizioni economiche e necessità tecniche, l’accesso al contributo per le spese legali nell’interesse del corretto svolgimento del procedimento. Tali profili operativi, inclusi indirizzo di spedizione, criteri materiali di impaginazione e numerazione degli allegati, sono dettagliati nelle Application Notes che accompagnano il formulario, cui si rinvia per la redazione conforme e per evitare decadenze o rigetti in limine.
LINK UTILI:
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Sito ufficiale della European Court of Human Rights (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) – contiene informazioni sull’organizzazione, la procedura di ricorso, il formulario e la giurisprudenza.
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Pagina del Presidenza del Consiglio dei Ministri – “Il sistema CEDU” – descrive il contenzioso europeo in Italia, la competenza della Corte EDU e i rimedi interni nel nostro ordinamento.
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Pagina del Ministero della Giustizia – “Sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU)” – mette a disposizione le decisioni della Corte tradotte in italiano e riguarda l’esecuzione delle sentenze nei confronti dello Stato italiano.
Durata, costi e valutazioni strategiche dopo Cassazione o Consiglio di Stato
Domande come quanto dura un ricorso alla Corte europea e quale sia il costo dell’Avvocato non hanno risposte standardizzate. La durata è fisiologicamente pluriennale, variabile in base alla complessità del caso, al numero di questioni di diritto e al possibile rinvio alla Grande Camera; per questo occorre impostare la strategia con realismo, specie quando l’obiettivo primario è la prevenzione di ulteriori violazioni o l’ottenimento di misure individuali correttive.
Sul fronte economico, l’onorario professionale dipende dalla complessità della impugnazione a Strasburgo, dall’analisi delle prassi giurisprudenziali e dal valore della causa: la sola fase di studio della controversia può arrivare a costare fino a 11.000€, ed il costo di tutto il procedimento (fase introduttiva del giudizio, istruttoria e fase decisionale) va da un minimo di 10.000€ ad un massimo di 30.000€.
In termini pratici, cosa fare contro una sentenza della Cassazione o come impugnare la sentenza dinanzi alla Corte EDU significa, da un lato, verificare la sussistenza della lesione convenzionale e la riferibilità allo Stato, dall’altro, pianificare con rigore la prova dell’esaurimento dei rimedi interni e il rispetto del termine di quattro mesi, valorizzando un ricorso individuale o un ricorso societario dove gli interessi lesi siano strutturalmente diversi, oppure una presentazione con più ricorrenti quando la violazione sia omogenea e condivisa.
Il successo dell’iniziativa dipende dalla qualità dell’inquadramento convenzionale, dalla selezione degli atti rilevanti e dalla fedeltà formale al formulario, che resta il cuore dell’accesso alla tutela a Strasburgo.
Avvocati per ricorso CEDU contro la sentenza della Cassazione – 5 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Posso presentare ricorso alla Corte EDU per qualsiasi sentenza che ritengo ingiusta?
No. La Corte EDU non è un quarto grado di giudizio. Non è possibile ricorrere a Strasburgo solo perché non si condivide una decisione della Cassazione o del Consiglio di Stato. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra una violazione concreta di un diritto garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, come il diritto a un equo processo, il diritto di proprietà o la tutela della vita privata e familiare.
2. Entro quanto tempo devo presentare il ricorso?
Il termine per presentare il ricorso alla Corte di Strasburgo è di quattro mesi dalla decisione interna definitiva. Nella maggior parte dei casi, la decisione definitiva coincide con quella della Cassazione o del Consiglio di Stato. Il termine è perentorio e decorre dal deposito o dalla comunicazione della sentenza interna.
3. Serve obbligatoriamente un avvocato per il ricorso?
Nella fase iniziale il ricorrente può inviare personalmente il formulario. Tuttavia, dopo la comunicazione del ricorso allo Stato convenuto, la Corte EDU richiede obbligatoriamente la rappresentanza da parte di un avvocato abilitato in uno degli Stati membri della Convenzione. È quindi consigliabile predisporre il ricorso con l’assistenza tecnica già dall’inizio.
4. Quanto costa un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?
La procedura davanti alla Corte è gratuita ma non lo è l’assistenza legale. I costi dell’avvocato dipendono dalla complessità del caso, dalla quantità degli atti da esaminare e dalla necessità di redazione del ricorso in lingua inglese o francese. In casi particolari la Corte può concedere un contributo alle spese legali, ma solo dopo la comunicazione del ricorso allo Stato e previa valutazione della fondatezza delle doglianze.
5. Cosa posso ottenere con un ricorso a Strasburgo?
La Corte EDU, se accerta una violazione della Convenzione, può condannare lo Stato al risarcimento del danno e può indicare misure individuali o generali per rimediare alla violazione. Tuttavia, non può annullare né modificare direttamente la sentenza italiana impugnata. La sua decisione ha effetti obbligatori per lo Stato, che è tenuto a conformarsi attraverso strumenti legislativi, amministrativi o giudiziari interni.