La truffa telefonica dei finti Carabinieri che ti chiamano per il conto corrente

Febbraio 8, 2025
Studio Legale a Roma
contatta subito gli Avvocati
Tel. 06.39754846
Negli ultimi anni si è registrato un aumento esponenziale delle truffe telefoniche, e tra le più insidiose vi è quella che sfrutta il cosiddetto spoofing telefonico, una tecnica sofisticata che consente ai criminali di falsificare il numero del chiamante per far apparire sul display della vittima un’identità credibile e istituzionale. In molti casi, la truffa prende avvio con una telefonata che sembra provenire direttamente da una caserma dei Carabinieri, inducendo la vittima ad abbassare ogni difesa e a prestare immediata attenzione alle istruzioni impartite dall’interlocutore.
Una volta stabilito un contatto telefonico e instaurata una relazione di fiducia, il truffatore segnala alla vittima un presunto pericolo imminente legato al proprio conto corrente, comunicando che sono in corso tentativi fraudolenti di prelievo e che è necessario intervenire immediatamente per evitare di perdere tutto il denaro depositato. In preda al panico e alla preoccupazione, la vittima segue le indicazioni fornite e, poco dopo, riceve una seconda telefonata che, apparentemente, proviene dalla propria banca.
Questa seconda fase della truffa è finalizzata a rafforzare l’inganno, creando l’illusione che vi sia una reale emergenza in corso e che la minaccia sia concreta e imminente.
Il falso carabiniere che chiama per conto della banca, con tono deciso ma rassicurante, spiega alla vittima che l’unica soluzione per proteggere i propri risparmi è quella di effettuare un bonifico immediato verso un conto sicuro, messo a disposizione dalla banca stessa per custodire temporaneamente le somme a rischio.
La trappola scatta nel momento in cui la vittima, convinta di stare proteggendo il proprio denaro, effettua volontariamente un bonifico istantaneo seguendo le indicazioni ricevute. In realtà, l’operazione non ha nulla di protettivo e i soldi vengono trasferiti su un conto controllato dagli stessi truffatori, che in pochi secondi prelevano il denaro e lo smistano su altre destinazioni, rendendo di fatto impossibile il recupero immediato delle somme sottratte. Il dramma emerge nel momento in cui la vittima, insospettita dalla strana dinamica della vicenda, contatta direttamente la propria banca o la caserma dei Carabinieri per ottenere ulteriori conferme, scoprendo così di essere stata vittima di un raggiro.
A quel punto, ogni tentativo di revocare il bonifico è vano, poiché le somme sono già state movimentate su circuiti finanziari non tracciabili. Questo schema, sempre più diffuso e raffinato, sfrutta una combinazione di ingegneria sociale e manipolazione psicologica, facendo leva su sentimenti di paura, urgenza e fiducia nelle istituzioni. Questo approfondimento di Banca d’Italia spiega bene le truffe di phishing, spoofing e di man in the browser.
Gli aspetti giuridici della truffa: quali reati vengono commessi e cosa prevede la legge
Dal punto di vista giuridico, la truffa della falsa chiamata dei Carabinieri rientra in un quadro di reati ben delineato dal Codice Penale italiano, e le condotte messe in atto dai truffatori possono integrare diverse fattispecie criminose. In primo luogo, viene in rilievo l’articolo 494 del Codice Penale, che disciplina il reato di sostituzione di persona, punendo chiunque, al fine di procurarsi un vantaggio indebito, assume falsamente l’identità di un altro soggetto. Nel caso specifico, i criminali si spacciano per appartenenti all’Arma dei Carabinieri o per operatori bancari, inducendo la vittima a credere di essere in contatto con autorità reali. Questo reato si combina con l’articolo 640 del Codice Penale, che disciplina il reato di truffa aggravata, configurabile ogni qual volta il raggiro sia posto in essere con artifici o raggiri tali da indurre una persona a compiere un’azione che altrimenti non avrebbe compiuto.
La circostanza che i truffatori si presentino come esponenti di pubbliche autorità e inducano la vittima a disporre operazioni bancarie attribuisce alla truffa una particolare gravità, potendo determinare un aggravamento della pena.
Oltre ai reati di sostituzione di persona e truffa, possono emergere anche profili di accesso abusivo a sistemi informatici, in base all’articolo 615 ter del Codice Penale, nel caso in cui i truffatori riescano ad ottenere le credenziali bancarie della vittima e ad accedere direttamente al conto corrente. In alcune ipotesi, inoltre, il reato potrebbe configurare una violazione dell’articolo 617 bis del Codice Penale, che punisce l’intercettazione illecita di comunicazioni informatiche, laddove la truffa venga realizzata attraverso sistemi di registrazione o monitoraggio delle credenziali di accesso bancarie.
Dal punto di vista della tutela del cittadino, vi è da considerare anche la posizione degli istituti bancari coinvolti, poiché la normativa italiana ed europea in materia di sicurezza dei pagamenti impone agli istituti di credito di adottare adeguate misure di protezione nei confronti dei clienti. In particolare, il Decreto Legislativo 11/2010, che recepisce la Direttiva Europea sui servizi di pagamento, stabilisce che il cliente ha diritto al rimborso dei fondi sottratti, a meno che la banca non dimostri che la transazione sia stata autorizzata consapevolmente o che vi sia stata una grave negligenza da parte della vittima.
Questo aspetto è cruciale perché, sebbene la truffa si fondi su un’azione volontaria della vittima che effettua il bonifico, vi sono casi in cui la giurisprudenza ha riconosciuto una responsabilità della banca per non aver implementato adeguati sistemi di allerta antifrode.
OCCHIO ALLE TRUFFE! LEGGI I NOSTRI APPROFONDIMENTI TEMATICI:
Truffa telefonica blockchain : La truffa telefonica della blockchain sfrutta lo spoofing e l’ingegneria sociale per convincere le vittime che esistano fondi in Bitcoin a loro nome, inducendole a fornire dati personali o effettuare bonifici. Questo raggiro, che configura reati come truffa aggravata e accesso abusivo a sistemi informatici, può essere contrastato con una denuncia tempestiva e il supporto di un avvocato esperto.
Truffa investimenti online : Le truffe sugli investimenti online sfruttano piattaforme non autorizzate che promettono rendimenti elevati per ingannare gli utenti e sottrarre loro denaro. Le vittime possono agire legalmente con denunce, richieste di rimborso alla banca e segnalazioni alla Consob, ma il recupero dei fondi dipende dalla rapidità dell’azione e dalla giurisdizione dei truffatori.
Truffa criptovalute WhatsApp : La truffa delle criptovalute via telefono o WhatsApp sfrutta falsi operatori di Blockchain e Binance per convincere le vittime di possedere Bitcoin bloccati, inducendole a fornire dati sensibili e pagare spese di sblocco inesistenti. Chi riceve queste comunicazioni deve interrompere subito ogni contatto, evitare qualsiasi pagamento e denunciare tempestivamente alla Polizia Postale per tentare il recupero dei fondi.
Truffa trading online : Le truffe di trading online sfruttano piattaforme ingannevoli che promettono rendimenti elevati per sottrarre denaro agli investitori, spesso trasferendolo su conti esteri o criptovalute. Per tutelarsi, è essenziale denunciare tempestivamente alla Polizia Postale, segnalare alla banca e rivolgersi a un avvocato esperto per tentare il recupero dei fondi.
Le azioni legali per ottenere giustizia e il recupero delle somme sottratte
Chiunque sia caduto vittima di questa truffa deve agire tempestivamente per limitare i danni e cercare di recuperare, ove possibile, le somme sottratte. La prima azione da intraprendere è la presentazione di una denuncia-querela presso la Polizia Postale o presso una stazione dei Carabinieri, indicando nel dettaglio il numero di telefono da cui è partita la chiamata, la sequenza degli eventi, l’importo del bonifico e ogni altro elemento utile alle indagini. Questo passaggio è fondamentale non solo per cercare di individuare i responsabili, ma anche per ottenere un documento ufficiale da presentare alla propria banca. Contestualmente, è necessario inviare alla banca una richiesta di disconoscimento del bonifico, contestando formalmente l’operazione come fraudolenta e chiedendo il blocco o il riaccredito delle somme.
Se la banca si rifiuta di procedere al rimborso, è possibile presentare un reclamo all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), un organismo indipendente che si occupa delle controversie tra clienti e istituti di credito. Questo strumento è particolarmente utile nei casi in cui la banca non abbia attivato misure di sicurezza adeguate, ad esempio non abbia inviato notifiche di sicurezza prima di autorizzare il bonifico. Infine, in caso di esito negativo, resta sempre aperta la via del ricorso in sede civile, per chiedere il risarcimento dei danni materiali e morali subiti.
Come prevenire la truffa e proteggersi da future frodi
La miglior difesa contro questa truffa è la prevenzione. È essenziale non fornire mai informazioni personali per telefono, anche se il numero chiamante sembra ufficiale, e richiamare sempre l’ente attraverso il numero ufficiale reperibile sui siti istituzionali. Se si riceve una chiamata sospetta, la strategia migliore è non agire d’impulso, ma verificare immediatamente con la propria banca se vi siano davvero movimenti sospetti. Infine, è utile installare app di sicurezza antifrode che bloccano chiamate da numeri sospetti e mantenere un livello di attenzione costante per evitare di cadere vittima di questi sofisticati raggiri. Per proteggerti dalla truffa telefonica dei carabinieri e prevenire in futuro altre frodi (come le recenti truffe con il nome del Ministro Crosetto o della famiglia Berlusconi) segui questo vademecum:
- Non fidarti del numero che appare sul display: il numero chiamante può essere falsificato con tecniche di spoofing telefonico, quindi non prendere per certo che sia realmente quello dei Carabinieri o della tua banca. Se ricevi una chiamata sospetta, chiudi immediatamente e richiama tu stesso il numero ufficiale reperibile sul sito dell’ente.
- Non fornire mai dati bancari o personali per telefono: nessun istituto bancario e nessuna forza dell’ordine ti chiederanno mai di comunicare codici di accesso, credenziali dell’home banking o numeri di carta di credito per telefono. Se un interlocutore insiste su questi dati, è sicuramente un truffatore.
- Non effettuare bonifici istantanei su richiesta telefonica: se ti viene detto di spostare urgentemente il tuo denaro su un “conto sicuro”, si tratta di una truffa. Le banche non chiedono mai di proteggere i fondi in questo modo.
- Installa app di sicurezza per il blocco delle chiamate sospette: esistono applicazioni come Truecaller o Hiya che identificano e filtrano numeri segnalati come truffaldini. Puoi anche attivare servizi di blocco automatico delle chiamate spam sul tuo smartphone.
- Diffondi consapevolezza e avvisa parenti e amici, soprattutto gli anziani: le vittime più colpite da queste truffe sono spesso persone meno esperte in materia di sicurezza informatica. Parlare di questi raggiri con i tuoi cari può aiutare a prevenire ulteriori casi di frode.
Truffa della falsa chiamata dei Carabinieri – 10 domande frequenti che ti potrebbero interessare
1. Come riconoscere una chiamata truffa?
Le chiamate truffaldine si distinguono perché creano un senso di urgenza e spingono la vittima a compiere azioni immediate, come fornire dati bancari o effettuare bonifici. Se ricevi una telefonata dai Carabinieri o dalla banca che ti chiede di spostare denaro, chiudi immediatamente e richiama tu stesso il numero ufficiale per verificare la veridicità della segnalazione.
2. Come fanno i truffatori a far apparire il numero dei Carabinieri o della banca?
I criminali utilizzano una tecnica chiamata spoofing telefonico, che permette loro di falsificare il numero chiamante e far apparire sul display della vittima quello di un’istituzione reale. Questo inganno è possibile grazie a software VoIP e sistemi avanzati che mascherano l’origine della chiamata.
3. Cosa devo fare se ho ricevuto una telefonata sospetta?
Se sospetti che la chiamata sia una truffa, non fornire mai dati personali, chiudi immediatamente la telefonata e contatta direttamente la tua banca o i Carabinieri attraverso i numeri ufficiali reperibili sui loro siti web. Se possibile, annota il numero chiamante e segnala l’accaduto alla Polizia Postale.
4. Ho effettuato un bonifico a seguito di una chiamata truffa: posso recuperare i miei soldi?
Dipende dalla rapidità con cui agisci. Contatta immediatamente la tua banca per bloccare il bonifico, ma se l’operazione è già stata completata, devi inviare una contestazione scritta alla banca e presentare una denuncia alle autorità competenti. In alcuni casi, è possibile richiedere un rimborso all’istituto di credito, soprattutto se non ha attivato misure di sicurezza adeguate.
5. Posso denunciare i truffatori se non conosco la loro identità?
Sì, è possibile presentare una denuncia contro ignoti presso la Polizia Postale o i Carabinieri, allegando ogni dettaglio utile, come il numero chiamante, l’orario della telefonata, la sequenza degli eventi e l’IBAN su cui è stato effettuato il bonifico. Questi elementi possono essere utilizzati dalle autorità per avviare indagini.
6. Quali reati vengono commessi in questa truffa?
I principali reati contestabili sono sostituzione di persona (art. 494 c.p.), truffa aggravata (art. 640 c.p.), accesso abusivo a sistemi informatici (art. 615 ter c.p.) e, in alcuni casi, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche (art. 617 bis c.p.). Le pene possono variare in base alla gravità del danno subito dalla vittima.
7. La banca è obbligata a rimborsarmi?
Secondo il D. Lgs. 11/2010, la banca è tenuta a rimborsare i clienti vittime di frodi bancarie, salvo nei casi in cui possa dimostrare che la vittima ha agito con grave negligenza. Se la banca rifiuta il rimborso, è possibile presentare un reclamo all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) o avviare un’azione legale per ottenere il risarcimento.
8. Quali sono i segnali di allarme che indicano che una chiamata è una truffa?
Un segnale tipico è la richiesta di informazioni personali o bancarie, il tono allarmante che invita ad agire immediatamente, la promessa di protezione del conto tramite bonifici a conti “sicuri” e l’impossibilità di verificare l’identità del chiamante in modo indipendente. Le vere banche e forze dell’ordine non chiedono mai di effettuare bonifici o di fornire password telefonicamente.
9. Come posso proteggermi da queste truffe in futuro?
È fondamentale diffidare sempre delle chiamate non richieste che chiedono dati sensibili, non fidarsi del numero che appare sul display, attivare le notifiche di sicurezza della banca e installare un’app di blocco chiamate sospette. Inoltre, è consigliabile informare parenti e amici, soprattutto gli anziani, poiché spesso sono i bersagli principali di queste frodi.
10. Se la truffa è avvenuta all’estero, posso comunque denunciare?
Sì, anche se i truffatori operano dall’estero, è possibile presentare una denuncia in Italia presso la Polizia Postale, che potrà collaborare con le autorità di altri paesi tramite Interpol e Europol. Inoltre, alcune banche dispongono di procedure per tentare il recupero di fondi inviati su conti esteri, se la richiesta viene fatta tempestivamente.